Archivio della Categoria 'Informazioni utili'

MANIFESTAZIONI DEL MESE DI GIUGNO 2015

giovedì 4 Giugno 2015

5 ven. Conferenza :  Volpianesi nella  prima guerra mondiale –  Sala Guglielmo di Palazzo Oliveri

6 sab.   Biciclettata ecologica – partenza ore 14,30 da piazza Madonna

6 sab. Conferenza : La Sindone a cura del prof. G.M. Zaccone  presso il Santuario Madonna delle Grazie

7 dom.  mercatino  dell’usato – piazza Madonna delle Grazie

7 dom. Corpus domini – S. Messa ore 10 +  processione per le vie del centrol

7 Viva ‘l dì n’ Vauda –  camminata per i sentieri della Vauda – organ. CAI –  partenza da piazza Cavour

7 dom. VOLPIANO  A PORTE APERTE –  negozi aperti, bancarelle, concerti, stand gastronomici , spettacolo itinerante ……….e di più

13 sab. Staffetta 100 x 1000  a partire dalle ore 15  presso la pista  di atletica – campo sportivo

13 sab. Serata danzante   ore 20,30 sala Polivalente  organizza. Volpiano in Festa

18-19 giov-ven.  Gara di bocce  organizz. PROLOCO  presso campo  S. Benigno

24-25 merc. giov. Gara di bocce    presso campo S.Benigno

26-27-28 -29   FESTIVITA’ DEI SANTI PATRONI SS.PIETRO E PAOLO    Messa + processione

luna park, pista ballo,  stand gastronomico,   manifestazioni varie.

 

 

MANIFESTAZIONI DEL MESE DI MAGGIO 2015

mercoledì 6 Maggio 2015

da ven 1 a lun. 4 Modellismo in sala Polivalente  organizz. Pro Loco

dom 3  FIERA DI PRIMAVERA

sab. 9  Serata danzante  – sala Polivalente  ore 20,30 – oranizz. Volpiano in Festa

sab. 16 proiezione film CCR  – sala Polivalente  ore 14,30

sab. 16  Serata danzante  – sala Polivalente ore 20,30  organizz. Volpiano in Festa

sab. 16   il colore delle favole. spettacolo musicale  nel salone parrocchiale  ore 21

dom. 17  Sei di Volpiano se…- sala Polivalente  ore 12/18  organizz. Toro Club

dom 17   Esibizione fitness  c/ Palazzetto  – tutto il giorno

merc. 20  Convegno su invalidità civile  presso sala Polivalente  ore 8/16  org. ASL/ COMUNE

giov. 21 serata a tema ” Animali delle Alpi” a cura di Dino Genovese e Luca Zarantonello  – sala video Oratorio  ore 21  organizz. CAI

da ven. 22 a dom 24  Borgo Rumero in  Festa –  S. Messa – padiglione gastronomico e serate danzanti.

dom. 24  Conferenza sulla prima guerra mondiale  –  organizz. Comune  – presso Padiglione Borgo Rumero

dom 24 Raccolta sangue in aferesi  AVIS    presso ASL piazza Cavour

sab 30 Serata danzante  ore 20,30 – sala Polivalente  – organizza. Volpiano in Festa

sab. 30    5a edizione maggio corale   con il Coro la Vauda  presso Chiesa Confraternita ore 21

sab  30  Puliamo Volpiano   organizz. Comune  ore 14,30  zone di Volpiano

 

 

RINNOVO DEL DIRETTIVO E CONSIGLIO UNITRE

mercoledì 15 Aprile 2015

Si porta a conoscenza  che nel mese di maggio 2015 ci saranno le votazioni per il rinnovo del Direttivo e Consiglio Unitre.

Chiunque abbia intenzione di candidarsi deve comunicare il proprio nominativo in segreteria – telef. 339/4401676 – ENTRO E NON OLTRE IL 14 MAGGIO p.v.- Vale anche per i membri del Direttivo e Consiglio uscenti.

Possono partecipare tutti i soci  con una anzianità di tesseramento di almeno due anni e in regola con il pagamento della quota associativa.

L’associazione ha bisogno di  TANTE PERSONE DISPONIBILI, GENEROSE E DI BUONA VOLONTA’.

MANIFESTAZIONI DEL MESE DI APRILE 2015

martedì 14 Aprile 2015

dom. 5  Mercatino  dell’usato – p.za Madonna   ore 7 – 19

giov.9  La Sindone – conferenza del prof. Baima Bollone  presso Confraternita – organizz. Terra di Guglielmo

sab. 11  Proiezione film CCR  c/ sala Polivalente ore 14,30 – 19

sab. 11  Serata danzante   – sala Polivalente ore 20,30   organizz. Volpiano in Festa

giov. 16  Cicloviaggi- il Danubio e la Basilica   – CAI  VOLPIANO   presso sala video Oratorio  ore 21

ven 17 Incontro con l’autore  (Emma Russo)   presso Pal.Oliveri   ore 21   organizz. Comune

sab. 18 Proiezione film CCR   c/ sala Polivalente  ore 14,30 – 19

sab. 18 Serata danzante  – sala Polivalente  ore 20,30  organizz. Volpiano in Festa

sab. 25  fine al 4 maggio  Mostra sulla prima guerra mondiale – organizza. Comune

sab. 25  Ricorrenza  del 25 aprile –  Comune

sab. 25 Puliamo Volpiano – zone di Volpiano  ore 14,30   Amministratori comunali

DA SAB. 25 APRILE A DOM. 3 MAGGIO  Mostra di modellismo – presso sala Polivalente     organizz. Comune/ProLoco

DOM.3  FIERA DI PRIMAVERA , negozi aperti, bancarelle, e   la presenza del Camper  degli AMICI DEL CUORE  per una giornata di prevenzione delle malattie cardiovascolari- vicino al Comune  ore 9,30 – 16

Un abbraccio di guerra – Francesco Giordana

sabato 14 Marzo 2015

guerra ambulanza

Un abbraccio di guerra   ( secondo premio al concorso letterario Unitre a Moncaliei)

La luce del giorno fece irruzione nella camera attraverso le tapparelle.Il sole,che si era negato per lunghi giorni, si annunciò prepotente sul viso di Franco, ancora alle prese con l’ultimo sogno della mattina. Si, spesso l’ultimo quarto d’ora del mattino, prima del risveglio, era portatore di sogni, leggeri, ingarbugliati, a volte piacevoli, a volte angoscianti.
Ora stava passeggiando lungo un pianoro di montagna, il sole era alto e il cielo limpido era completamente senza nuvole. Nei prati era esplosa la primavera, con il verde dei prati, con il colore e il profumo dei fiori. Quel profumo, gradevole e aggressivo ad un tempo, lo rese piacevolmente euforico e si sentì leggero e libero. Così leggero che cominciò a volare e si librò nell’aria, su, su verso la montagna, che aveva ancora la cima coperta di neve. In alto, sempre più in alto, fino a contemplare tutto l’altopiano, attraversato da un torrente gorgogliante.
Ma dove era? Non ricordava di aver mai visto quei luoghi, eppure era come se li conoscesse da sempre. Sapeva che laggiù, verso la pianura, c’era una chiesetta bianca col tetto in pietra, che a destra si apriva un canalone che i pini cercavano invano di conquistare, aggredendo le pietre e i massi del fondo, che in alto, verso la cima che dominava il paesaggio c’era una collinetta ricoperta di rododendri. Si trattava certamente di un altopiano delle Alpi Orientali, ma Franco non ricordava di essere mai passato in quei luoghi…Poi guardò in alto, un raggio di sole lo colpì negli occhi…e si svegliò nel suo letto. Scostò il capo, guardò la sveglia sul comodino ed ebbe la conferma di trovarsi nel suo comodo letto alle otto del mattino!
“Bene!” disse tra sé “finalmente una bella giornata di sole. Oggi voglio proprio sgranchirmi le gambe con una lunga passeggiata in campagna.” Da quando gli impegni lavorativi avevano lasciato il posto al riposo di una meritata pensione, Franco riempiva il suo tempo libero con due attività ludiche, che davano un senso alle sue giornate: la pittura e le lunghe passeggiate, a volte a piedi, a volte sulla sua Triumph Spitfire del 1978.
“Oggi è proprio la giornata giusta per fare uscire dal garage la spider” si disse convinto “voglio respirare a pieni polmoni la prima aria tiepida della primavera”.
Era di ottimo umore e mentre faceva colazione con Maria, la moglie, ricordò i propositi più volte fatti e poi puntualmente disattesi: appena torna il sereno voglio andare in campagna, nella vecchia casa dei nonni. Franco, infatti, era nato in una villetta in campagna, dove abitavano i genitori e la nonna paterna. Lì aveva trascorso i primi anni di vita e poi i suoi genitori si era trasferiti in città, dove aveva sempre vissuto. La casa era stata venduta, ma suo padre si era riservato una piccola mansarda, dove di tanto in tanto amava trascorrere qualche giorno di relax.
Quanti ricordi erano custoditi in quei piccoli locali! In particolare, lo attraeva una grossa cassapanca in noce nella quale erano raccolti i ricordi della vita della famiglia Giardina, del papà Paolo e del nonno Luigi.
Rinfrancato dall’abbondante colazione e da una doccia corroborante, dopo aver salutato Maria che era uscita per andare dal parrucchiere, era sceso in garage ed era salito sulla Spitfire con direzione “campagna”, accompagnato dal cinguettio delle rondini che avevano nidificato proprio nel sottotetto del suo appartamento al settimo piano. Pochi minuti di strada, col vento tra i capelli ed ecco apparire la stradina che conduceva alla sua vecchia, cara, casa. La imboccò senza esitazione, svoltò alla sua destra e si trovò di fronte al cancello verde che immetteva nel cortile principale. Salì al secondo piano, entrò nella mansarda e spalancò le finestre.
Il sole illuminò un locale ordinato, raccolto e confortevole: una piccola” casa delle bambole”, come amava definirla Maria, sempre pronta ad accogliere chi fosse alla ricerca di pace e serenità. Franco scostò la fodera bianca che copriva il divano, si sedette e guardò la cassapanca di fronte a lui. Le grosse borchie di ottone poste a protezione degli spigoli e la grande serratura con la chiave inserita nella toppa trasmettevano un senso di solidità: era un oggetto costruito per durare e per contenere i ricordi e le tracce importanti della vita dei proprietari. Sulla parte anteriore, subito sopra la serratura, campeggiava una data incisa nel legno: 1916 .Si accostò alla cassapanca, girò la chiave e sollevò il pesante coperchio. All’interno, ben allineati e ordinati secondo le dimensioni e la forma, una quantità di oggetti faceva corona ad uno scrigno metallico sormontato da una grossa croce rossa in campo bianco. Sulla parte anteriore, vicino alla serratura, era inciso un nome: Ten. Carlo Giardina.
Franco prese lo scrigno, richiuse la cassapanca, si sedette sul divano e guardò con curiosità il “tesoro” ritrovato. Non ricordava di averlo mai visto, ma in effetti non ricordava neppure quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che era entrato nella mansarda.
Sollevò il coperchio e vide che conteneva un plico di lettere, un paio di buste con le evidenti intestazioni del Ministero della Guerra, un quaderno rilegato e un contenitore di vetro che lasciava trasparire il contenuto: due medaglie opache con i rispettivi nastrini multicolori.
Prese il quaderno e lo osservò. Aveva un formato ridotto, quasi tascabile, i bordi consunti facevano intuire un uso frequente e il ripetuto inserimento in un contenitore rigido. Sulla copertina due date: 1915-1916.
Franco lo aprì e lesse sulla prima pagina, vergate con inchiostro rosso, le parole: Diario di Guerra.
Nelle pagine seguenti, scritte con una grafia minuta e chiarissima, le date, i pensieri, le sensazioni e le cronache del vissuto in guerra del tenente medico Carlo Giardina.
Dal richiamo alle armi, nei primi giorni di maggio, alla partenza da Torino, nelle settimane successive, all’arrivo nell’ospedale di Asiago, nel mese di giugno.
E poi i lunghi, terribili giorni di guerra, col racconto puntuale della sua opera di medico in prima linea, con i particolari e le descrizioni degli interventi, a volte condotti con successo, spesso inutili per salvare la vita di tanti ragazzi.
Una data colpì in modo particolare Franco, che si fermò a leggere: 25 dicembre 1915, Natale del Signore.
“Oggi è avvenuto un fatto sorprendente e inatteso, quasi un miracolo – lesse – dalle trincee nemiche uscì un uomo che sventolava una bandiera bianca. Tutti i fanti accorsero sul bordo della trincea, uno uscì e gli andò incontro nella terra di nessuno. Dopo poco tornò e disse che in occasione del Natale era stata decisa una tregua ai combattimenti. Così, il giorno di Natale trascorse in pace, con scambio di doni e di auguri! Un vero miracolo di guerra! E la meraviglia più grande fu quando tra la truppa nemica scorsi un ufficiale che mi guardava con insistenza e che venne verso di me gridando: “Carlo, sei proprio tu?”
Si trattava dell’amico, nonché compagno di corso all’Università, Peter Jung! Ci abbracciammo e trascorremmo lunghe ore a ricordare i tempi felici trascorsi insieme a Torino. Poi la tregua finì e rientrammo nelle rispettive trincee…”
Le pagine del diario si susseguivano poi nella puntuale descrizione delle giornate successive, segnate da accesi combattimenti e da tanti, troppi giovani strappati alla vita.
Il diario si concludeva con la data 14 maggio 1916 e con le parole: “Giornata di primavera sull’altopiano. Corrono voci che ci sarà un attacco nemico.”
Le pagine successive erano bianche…
Franco ripose il quaderno nel cofanetto. Incuriosito, prese poi la busta che chiudeva il plico, l’aprì, sfilò il foglio ingiallito e lesse.

Al Signor Luigi Giardina
Via Lejnì 2
Frazione Malanghero
San Maurizio Canavese (TO)

Egregio Signore,
mi riesce quanto mai gravoso scrivere questa lettera, che mai avrei voluto inviarle. Solo la mia coscienza e la promessa fatta a suo tempo a suo fratello Carlo mi hanno indotto al triste compito.
E’ mio dovere, infatti, comunicarle che il tenente Carlo Giardina ha lasciato il suo valore e la sua vita sulle rocce insanguinate dell’altopiano di Asiago il 15 maggio u.s.
Forse avrà già ricevuto la notizia da altre fonti e il solerte Ministero della Guerra avrà già provveduto ad informarla con grigio tono di circostanza formale dell’accaduto, ma io sento il dovere di scriverle per comunicarle alcune informazioni che ritengo di fondamentale importanza vengano a sua conoscenza.
Non serviranno forse a lenire il dolore per la perdita di un fratello, ma io credo possano contribuire a farle accettare meglio la di lui triste sorte e a conservarne la memoria con motivato orgoglio.
Il giorno 15 maggio u.s. il tenente medico Carlo Giardina si trovava nelle trincee della prima linea per coordinare i soccorsi ai numerosi feriti provocati dall’offensiva nemica, che dalla notte precedente aveva sferrato un violentissimo attacco nell’intento di fare breccia nella nostra fronte e di dilagare nella pianura veneta.
In una breve pausa dei combattimenti, i portaferiti e gli infermieri coordinati dal tenente Giardina avevano raccolto e riportato al coperto delle trincee i numerosi feriti caduti nelle prime ore della battaglia e stavano prestando i primi soccorsi.
Ad un tratto, venne udito un lamento proveniente dalla terra di nessuno e il tenente Giardina lasciò il sicuro riparo della trincea ed uscì all’aperto per individuare il ferito che invocava soccorso. Si avventurò sul terreno irto e sconnesso e lo raggiunse. Allora si accorse che l’uomo ricoperto di sangue che gemeva portava un’altra divisa, quella dell’esercito Austro-ungarico!
Ma il tenete Giardina non esitò e prevalse in lui il giuramento di Ippocrate fatto quando abbracciò la professione da lui considerata una missione senza confini.
Aprì la borsa delle medicazioni, estrasse garze, bende e disinfettanti e trasse a sé l’uomo. Solo allora si accorse che si trattava di un suo compagno del corso di medicina frequentato a Torino anni prima.
Si trattava, infatti, del tenente medico Peter Jung, nativo di Salisburgo, ma che aveva frequentato l’Università di medicina di Torino per stare vicino alla madre, originaria di quei luoghi.
L’amicizia dei due giovani si era rafforzata durante gli anni della permanenza comune nella città subalpina, grazie alle avventure goliardiche e alla comunanza degli studi. Erano inseparabili: belli, giovani, pieni di energia e di lealtà. Quando terminarono gli studi, il dottor Peter Jung tornò a Salisburgo per esercitare la professione e la lontananza, dapprima lenita da lunghe lettere, poi divenute sempre più rade, rese il distacco definitivo.
Da lunghi anni Carlo e Peter non avevano avuto alcuna occasione di incontro e anche il ricordo dei gioiosi anni trascorsi insieme era ormai avvolto in un bozzolo generato dalla quotidianità della vita. Il tenente Giardina si prodigò per arrestare l’emorragia, disinfettò e bendò alla meglio le profonde ferite e sollevò l’amico ferito per portarlo al coperto delle trincee. Fu allora che un cecchino colse la sua preda: il secco schiocco di un colpo di fucile e la vita di Carlo volò via, seguita dopo pochi minuti da quella di Peter. Li trovarono abbracciati la mattina seguente e il sangue e le ferite rendevano difficile distinguere il colore delle divise…
Questo era mio dovere comunicarle, Signor Luigi Giardina, perché in tal modo esaudisco il desiderio di sua fratello Carlo, che aveva affidato a me l’ingrato compito di informare la famiglia se fosse caduto sul campo, e rendo onore al valore ed allo spirito di sacrificio alto e puro di un vero medico e di un eroico soldato.
Nella speranza che queste mie righe le possano tornare di conforto, Le porgo i sensi delle mie più sentite condoglianze e la saluto con un forte abbraccio di condivisione.

Asiago, 20 giugno 1916

Mario Rossi
Colonnello medico del Corpo Sanitario dell’Esercito Italiano

Commosso, ripiegò il foglio ingiallito, lo infilò nella busta che lo conteneva e lo ripose nel cofanetto.
Sollevò poi l’astuccio di vetro, lo aprì ed esaminò il contenuto. Si trattava di due medaglie: l’una con l’effige del Re, legata ad un nastro tricolore sul quale era apposto orizzontalmente un gladio in bronzo sulla cui guardia spiccava il motto FERT, intrecciato con un ramoscello d’alloro, l’altra recante su di una facciata una grande croce rossa in campo bianco e sul retro l’incisione: “Esercito Italiano – Corpo Militare CRI – 1916”
Posò le medaglie, prese la busta del Ministero della guerra e lesse le motivazioni per cui era stata concessa l’onorificenza al Tenente Carlo Giardina, di Antonio, nato a San Maurizio Canavese il 17 febbraio 1881 e caduto sull’altopiano di Asiago il 15 maggio 1916: “Noncurante del pericolo dimostrò sempre calma e fermezza esemplari. Uscito tra i primi dalle nostre trincee, sotto il violento fuoco di mitragliatrici nemiche, raggiunse le posizioni avversarie per portare soccorso ai feriti, incoraggiando i compagni a seguire il suo esempio. Mentre si esponeva per riportare al riparo delle trincee un ufficiale gravemente ferito, venne colpito a morte.

Roma, 19 agosto 1917”.

Franco ripose la lettera nel cofanetto, lo chiuse, lo accarezzò con profondo rispetto e ricacciò una lacrima di commozione. Aveva incontrato la storia, quella con la lettera minuscola, quella vera, quella scomoda e giocata sulla pelle dei singoli. La storia che aveva coinvolto anche la sua famiglia.
Allora pensò alla ferocia, alla stupidità e alla sostanziale inutilità delle guerre, di tutte le guerre.
Ma considerò anche come in occasione di una tragedia di così vaste proporzioni, nelle circostanze estreme prodotte dalla guerra, possano emergere luminose manifestazioni dei migliori sentimenti: l’amicizia, l’altruismo e il senso del dovere.
Risalì in macchina e, mentre percorreva lentamente il viale illuminato dal prepotente fiorire degli alberi di Giuda, il suo animo si riempì d’orgoglio e di speranza per il futuro.

 

MANIFESTAZIONI DEL MESE DI MARZO 2015

venerdì 6 Marzo 2015

ven 6  Mostra per la festa della donna -organizz. Gruppo Donne  –  Saletta sotto portici del Comune

sab. 7  continuazione della mostra   e   SERATA DANZANTE  ore 21   Sala Polivalente – organ. Gruppo Donne – entrata libera

dom. 8  continuazione mostra e chiusura  ore 13

dom. 8   31° anniversario  UNITRE- ore 11,15  S.Messa , segue  pranzo sociale  al rist. La Lenza  di Volpiano

dom. 8    Viva ‘l dì ‘n Vauda  – passeggiata  con partenza da p.za Cavour ore 15  –  organizz. CAI

sab. 14 Serata danzante  in Sala Polivalente  ore 21  –  organizz. Volpiano in Festa

dom. 15  SFILATA DI CARNEVALE  con partenza dal p.le Coop  alle ore 14,30

sab. 21  Spettacolo sulla legalità  – scuola Media  presso Sala Polivalente  ore 21

dom.22 Incontro con una testimone di mafia   org. Scuola Media  presso Sala Polivalente

giov.  26   INCONTRO CON L’AUTORE:  Marco Volpatto presenta il libro:  Il Duce in mongolfiera P.Oliveri ore 21

sab. 28 Serata danzante – organizz. Volpiano in festa  presso Sala Polivalente  ore 21

dom. 29 marzo  Corso fiorito  organ. Volpiano in festa

dom. 29  Raccolta sangue in aferesi  – AVIS   m attino  c/ ASL

mart. 31  Conferenza sulla prima guerra mondiale   organizz. Comune  c/ Pal. Oliveri

 

Samarcanda – Francesco Giordana

martedì 17 Febbraio 2015

Statuto 2        Statuto

Ieri ho ricevuto da un amico un racconto autobiografico con il quale forniva un ricordo personale di quel tragico 13 febbraio 1983, quando a Torino andò a fuoco il cinema “Statuto”, storica sala della città. Nella tragedia perirono 64 persone, un dramma per le famiglie, per la città intera, che si rinchiuse nel dolore accanto ai familiari delle vittime. Il cinema era stato rimesso a nuovo da poco, ottenendo la certificazione per l’agibilità dell’esercizio. Pare che la causa sia stato un cortocircuito, le cui scintille avevano dato fuoco a un tendone, caduto poi sulle poltrone, che erano andate a fuoco, a loro volta. Gli spettatori accortisi dell’incendio avevano tentato di uscire, ma le porte di sicurezza, cinque su sei erano sprangate per impedire l’ingresso dall’esterno. Gli spettatori in sala, un centinaio, avevano cercato la fuga allora dall’ingresso principale, ma purtroppo molti furono soffocati dal fumo: l’ossido di carbonio che si era sprigionato dalla combustione delle poltrone, in poliuretano espanso, usate per l’arredamento. Fu una tragedia, si pensò a un piromane, anche perché nel giro di poco tempo, nel giugno dell’82 andarono a fuoco tre cinema della città : l’Astor, l’Ambrosio e l’Augustus, ipotesi poi smentita. Gli imputati furono undici, sei le condanne per omicidio colposo plurimo: il proprietario del cinema, l’impresa che eseguì i lavori di ristrutturazione, il tappezziere, l’operatore, mentre fu assolto per insufficienza di prove l’elettricista. Il proprietario fu costretto a chiudere e a indennizzare i 250 familiari delle vittime, che si costituirono parte civile, per una cifra pari a tre miliardi di lire. Passò i suoi ultimi anni lavorando come maschera al cinema Romano e trasferendosi poi in Liguria, lontano da Torino.
Molte sono le riflessioni che il racconto ci suggerisce!

Franca Furbatto

Racconto di Francesco Giordana che Vi propongo qui di seguito

SAMARCANDA

“Dopo questa abbondante nevicata é finalmente uscito il sole. Ho proprio voglia di fare una bella sciata in neve fresca! Domenica andiamo a Chamoix”.
Quel plurale “andiamo” includeva Cristina, l’amore e prima ragione della sua vita, con la quale si era sposato appena due mesi prima. Enrico, quarantacinquenne aitante, bello e sportivo, si era conquistato la fama, peraltro assolutamente meritata, di scapolone impenitente, di sciupa femmine. Poi, improvvisamente, sul finire dell’anno appena passato, aveva clamorosamente sconfessato il personaggio costruito negli anni con tanta cura ed aveva sposato Cristina, una ragazza dolce, col viso da fatina del bosco e con la grazia e le movenze di una principessa delle fiabe.
L’evento, accolto con stupore e soddisfazione da parenti e amici, aveva inciso profondamente sul carattere di Enrico e sul suo comportamento, anzi, sul suo intero approccio alla vita.
Così, l’entusiasmo col quale aveva illustrato il programma ludico per la domenica successiva non aveva sorpreso Franco, ben lieto che l’amico solitamente tenebroso e solitario sprizzasse entusiasmo e gioia da tutti i pori.
Quel venerdì pomeriggio Franco ed Enrico si erano dati appuntamento al bar Fiorio di via Po, sia per motivi di lavoro (Franco responsabile della comunicazione di una grande azienda delle Partecipazioni Statali ed Enrico, giornalista della RAI dovevano concordare tempi e modi per una intervista all’Amministratore Delegato…), sia per approfittare dell’insolita e gradita occasione per rivivere insieme il tempo passato.
Franco ed Enrico, infatti, avevano cominciato la loro avventura giornalistica una quindicina di anni prima presso un Gruppo editoriale che realizzava alcuni periodici di portata locale ed avevano a lungo lavorato gomito a gomito sulle stesse pagine.
Poi, la loro storia professionale aveva imboccato strade diverse. Enrico alla RAI e Franco, dopo alcuni anni di attività nel principale quotidiano sportivo della città, era approdato al grande mondo della comunicazione aziendale ed ora, dopo un percorso alquanto tormentato, era il Capo Ufficio Stampa della SEAT, l’azienda delle Pagine Gialle.
“Ti ricordi le piste di Chamoix?” E come potevano dimenticarle? Per Enrico e Franco Chamoix, la località in Valsavaranche non raggiungibile in auto, aveva conservato un valore quasi mitico. D’inverno, poi, la neve che ricopriva un paesaggio fiabesco e incontaminato esaltava il distacco dal resto del mondo.
Mentre Franco, che non era mai stato un grande sciatore, aveva da tempo tradito la montagna col mare della Riviera ligure, spinto anche dalla presenza dei genitori ormai stabilmente residenti a Santo Stefano, Enrico non aveva mai rinunciato alla stagione sciistica invernale. Appena si presentava l’occasione, saltava in macchina e raggiungeva la funivia che portava ai 1800 metri di Chamoix.
“Certo che ricordo quei luoghi e quei tempi, ma sono passati tanti anni e per me Chamoix è ormai solamente una bella cartolina degli anni ‘60. Ora ho famiglia e le mie mete vacanziere sono Bardonecchia per l’inverno, così i figli possono sciare con maggiore tranquillità su piste più facili e accessibili, e Santo Stefano per l’estate.
I programmi del weekend che si prospettava meteorologicamente favorevole erano quindi assolutamente divergenti: Franco in Riviera con la famiglia ed Enrico in Val d’Aosta con Cristina.
Per una mezz’ora si rituffarono nel passato, poi concordarono rapidamente tempi e modi dell’intervista all’Amministratore Delegato e si salutarono con un caloroso abbraccio. Si sarebbero rivisti la settimana seguente negli studi della RAI.
Purtroppo le previsioni del tempo si rivelarono ottimistiche, tanto che il cielo coperto e la temperatura piuttosto rigida per il mese di febbraio non contribuirono a rendere particolarmente gradevole e rilassante il fine settimana in Riviera e già nel tardo pomeriggio della domenica Franco rientrò in città con la famiglia. Giunto in piazza Statuto, dovette fermarsi per lasciar passare numerosi veicoli di soccorso con luce blu lampeggiante, mentre le sirene delle auto della polizia e dei Vigili del fuoco si inseguivano sotto i fiocchi di una lieve nevicata.
Attese con pazienza il via libera dai Vigili Urbani e poi ripartì con direzione casa.
Qui, la voce e le immagini del televisore, sintonizzato sul telegiornale regionale, lo colpirono a causa della drammaticità del racconto.
“Nell’incendio scoppiato nel pomeriggio al cinema Statuto si contano ormai decine di vittime. I soccorsi, pure intervenuti sul posto dopo pochi minuti, sono stati frenati dal fumo acre e velenoso che aveva invaso il locale. Ci riferiscono che nei locali più interni sono stati rinvenuti numerosi corpi inanimati. Una valutazione complessiva della situazione sarà possibile solamente quando i locali saranno stati completamente evacuati.”
E poi il giornalista informava che allo Statuto si stava proiettando il film francese “La capra” con protagonista l’attore Gerard Depardieu.
Le stesse tragiche immagini rimbalzarono poi sui telegiornali nazionali, ogni volta arricchite di nuovi agghiaccianti particolari.
Quel giorno, nel cinema Statuto di via Cibrario si contarono ben 64 vittime, in gran parte soffocate dai miasmi provocati dalla combustione dei materiali plastici usati per il rivestimento delle poltrone e delle pareti.
Quella notte Franco rivide in sogno le tragiche immagini del disastro e gli parve anche di sentire nell’aria l’odore acre della combustione.
Il giorno seguente, San Valentino, raggiunse l’ufficio con un certo ritardo poiché prima era passato dal fioraio di Piazza Adriano per ordinare il mazzo di rose rosse da portare a Maria la sera. Erano da poco passate le nove quando squillò il telefono e la voce bassa e spenta di Bruno, collega giornalista della RAI, lo colpì allo stomaco: “Enrico e Cristina sono morti nell’incendio dello Statuto. Ora li hanno portati all’obitorio. Non si sa ancora quando si faranno i funerali, ma io ora vado a casa dei genitori.”
“Vengo anch’io” riuscì a rispondere, mentre l’emozione provocata dall’annuncio inaspettato gli stringeva la gola “qual è l’indirizzo?”.
A casa dei genitori di Enrico un gruppo numeroso di amici e di colleghi di Enrico cercava in qualche modo di confortare due vecchietti, dimessi, piegati e quasi stroncati dalla violenza della notizia.
Franco non riuscì a trovare la forza d’animo per affrontare direttamente la situazione e si avvicinò a Bruno, che, in un angolo del salotto si sforzava di coordinare la disponibilità degli amici.
Quando si accorse della presenza di Franco, gli si avvicinò e gli passò un braccio sulle spalle.
“Quando si dice il destino! Certo che alle volte è beffardo e crudele. Pensa che, ieri mattina, Enrico e Cristina sono partiti alla volta di Chamoix, decisi a trascorrere la giornata sulle nevi dei duemila metri. Giunti a Corgnolaz, alla base della funivia che collega la strada statale con il villaggio, hanno trovato l’impianto bloccato a causa di un guasto improvviso. Così, nell’impossibilità di salire, hanno deciso di far ritorno a Torino. Si sono invitati a pranzo dai genitori di Enrico e poi, dopo un breve riposino, sono usciti per una passeggiata. In via Cibrario hanno visto le locandine del film La Capra e sono entrati nel cinema…” Si fermò, quasi a riprendersi dall’emozione e cercò gli occhi di Franco.
Tre giorni dopo, ai funerali di Stato ai quali partecipò anche il Presidente Pertini, confuso in una folla tanto numerosa da non poter essere contenuta dalla Piazza del Duomo, Franco ebbe tempo e modo di considerare l’imponderabilità del futuro, mentre non riusciva a scacciare dalla mente le parole della canzone Samarcanda, nella quale, solo pochi anni prima, il cantautore Vecchioni aveva fermato i contenuti del concetto “Destino”.

Cantagiro tutto italiano – Sardegna

domenica 15 Febbraio 2015

 

Ricordo personale del 2011 e del mio viaggio in Sardegna.

L’ aereo sta lasciando l’isola per rientrare a Torino, è venerdì’ sera e mi lascio alle spalle una splendida vacanza in Sardegna. Mentre sorvoliamo l’isola ci fanno da sfondo scenari unici di mare e di terra. Il sole calando ci regala un tramonto infuocato. Ripenso agli otto giorni passati in compagnia dei miei  compagni di viaggio, di Maria Luisa , la nostra guida, e Antonello, l’autista e stilo un bilancio consuntivo di questa vacanza: è stato un viaggio che ricorderò. La vacanza mi ha suggerito un’infinità di spunti e di curiosità, che adesso, più consapevole della storia e dei luoghi, andrò a soddisfare.
Sono stati otto giorni intensi abbiamo avuto un assaggio significativo dell’isola attraverso la visita di capoluoghi di provincia come Cagliari, Nuoro, Oristano, e di cittadine di rilievo quali Alghero, Castelsardo, Olbia, Porto Torres, Thorras, Stintino, Santa Teresa di Gallura,Palau, Tempio Pausania, Orgosolo, Aritzo.
Ma soprattutto, per me che non conoscevo l’isola la scoperta è stata la sua bellezza: i suoi scenari incontaminati,le sue foreste di lecci e castagni a perdita d’occhio, le fertili pianure del Campidano, le montagne del Gennargentu, le sue rocce granitiche e quelle levigate dal vento e dal tempo, che assumono forme sorprendenti, i suoi siti archeologici così carichi di storia e di civiltà, le sue baie, il suo mare, così mutevole a seconda dei versanti e così trasparente e colorato da mille sfumature, dal blu intenso all’azzurro, dal verde, allo smeraldo, dal bianco al grigio delle sue spume.
Autentici sono poi gli abitanti dell’isola, fieri, ospitali e generosi oltre ogni aspettativa. Non attraversavamo un paese, sia piccolo che grande in cui non fossimo salutati dagli anziani del posto, raccolti intorno ad alberi secolari, nelle piazzette del centro; oppure appena ci si fermava con il pullman si vedeva la voglia di comunicare della gente intorno a noi: peccato il poco tempo e la tabella di marcia da rispettare, sarebbe stato bello sedersi ad ascoltare i loro racconti o le storie della loro vita. Uno degli altri punti forti dell’isola è senz’altro la sua cucina, una cucina a di qualità e abbondante, molto varia. Si spaziava tra una vasta scelta di primi, al pesce,alla carne e ad una varietà di dolci buonissimi e tentatori. Le colazioni poi erano veramente favolose!
Maria Luisa, la nostra guida ci ha accompagnato passo passo nella conoscenza della sua tanto amata terra, con competenza, professionalità, entusiasmo. E’ stata instancabile nelle spiegazioni, nei racconti dettagliati, nella storia raccontata con dovizia di particolari sulle tradizioni, sui costumi, sulle consuetudini. Si è dimostrata preparata e appassionata in tutti i campi: dall’archeologia, alla geografia, dalla storia alla mineralogia, dalla botanica alla fauna e flora. E’ stata disponibile e paziente, discreta e onesta, una bella persona. E’ riuscita perfettamente nel suo scopo: farci conoscere l’isola,farci appassionare ad essa, se già non lo eravamo. Anche Antonello, l’ autista, ha guidato con competenza e bravura; ce lo ricorderemo soprattutto per la sua simpatia, per il buon mirto che ci ha offerto e per le sue pecorine in ceramica che lo accompagnavano nei suoi viaggi e che ha deciso di spartire con noi a fine viaggio.
Siamo ritornati a Torino in perfetto orario, sarà dura ricominciare la vita di tutti i giorni senza il sole e il mare della Sardegna, per questo ho cercato di immortalare negli occhi e nel cuore le immagini di quel paradiso, oltre alle numerose fotografie che abbiamo scattato e che mi aiuteranno a ricordare, nelle serate autunnali i luoghi e le persone viste e incontrate. Antonello l’autista, durante i trasferimenti ci ha fatto conoscere le musiche popolari e i canti tradizionali, tutte bellissime e con profondi significati, ne ricordo una in particolare il cui testo é bellissimo e la musica dolcissima: No photo reposare, che vi propongo.

Franca Furbatto

Cantagiro tutto italiano – Basilicata

venerdì 13 Febbraio 2015

 

 

E siamo giunti alla Basilicata, il mio pensiero va a Bruna, compagna alle elementari e inseparabile amica della mia adolescenza, quando ancora abitavo a Torino, a Madonna di Campagna. La madre era nata a Potenza e pur avendo la stessa età di mia madre, era analfabeta, mi suonava così strana questa realtà, non riuscivo a comprendere tale diversità.  Era una brava donna del sud, riservata, con poche amicizie, non usciva quasi mai, viveva in funzione della famiglia.  Il papà era dolcissimo, adorava la figlia, la viziava, ricoprendola di doni, ma Bruna non ha mai approfittato della situazione, era una brava bambina.  Il padre faceva l’autotrasportatore, percorreva tratte internazionali e stava via anche tutta la settimana, a volte anche per due, per cui le due donne, madre e figlia erano molto sole. Non avevano parenti vicini, se non per un breve periodo, in cui la sorella della mamma abitò nella stessa casa. Io passavo tutti i pomeriggi a casa loro, perché la madre preferiva che Bruna non si allontanasse dalla sua sfera di controllo. La ricordo con piacere intenta  a preparare qualche specialità della sua terra: verdure stufate, pasta fatta in casa, calzoni, dolci tipici che mi offriva con slancio, ma ahimé, a quei tempi non mangiavo quasi nulla, per cui rifiutavo sempre. Io e Bruna non volevano perdere tempo, volevamo solo giocare e stare insieme. Lei ribadiva spesso l’importanza di studiare e insisteva perchè Bruna si applicasse con costanza, naturalmente avrebbe preferito che facessimo i compiti o studiassimo, ma io arrivavo da Bruna che avevo già fatto tutto, per cui aiutavo Bruna a fare anche lei il suo dovere velocemente, per essere libere di divertirci. Come molte altre persone anche loro avevano dovuto abbandonare la loro terra perché al sud non c’era lavoro, le condizioni delle famiglie di origine erano poverissime, spesso i luoghi dove abitavano erano malsani e le condizioni di vita durissime.  Terra brulla la Basilicata, montuosa, impervia, sono nel ‘ 30 era arrivato l’acquedotto che aveva migliorato di gran lunga le condizioni, facendo sì che venissero risanate aree infestate dalla malaria e recuperate zone destinate alla coltura. Oggi la situazione é cambiata e il paese rappresentato in vari film e documentari appare nel suo complesso così caratteristico: monti, alture, piane, mare con lunghe spiagge sabbiose, pinete che si spingono al mare, boschi e cascate. Matera dal ’98 é considerata patrimonio dell’Unesco, i suoi Sassi, scavati nel tufo, hanno fatto il giro del mondo, eppure fino al ’60 erano ancora abitati da famiglie numerose, che hanno lottato fino all’ultimo per non abbandonare “le loro case”, anche se venivano descritte come una vergogna. Ma quindi il territorio non può essersi modificato profondamente, allora siamo cambiati noi, sopraffatti dall’incalzare del mondo moderno, travolti dal cemento e dall’inquinamento che ricerchiamo la pace, la serenità di quei luoghi incontaminati?

Propongo qui una canzone intitolata “Lucania mia”, anche se la regione fu chiamata così sono negli anni dal  ‘ 32 al ’47, periodo fascista. I temi ricorrenti in queste canzoni sono la nostalgia, la ricerca delle proprie radici, spesso sopite ed ignorate per anni , quasi a voler riscoprire quel mondo lontano, genuino, reale, lontano dalle apparenze, a ritrovare le sue genti, le abitudini, quei profumi, quei sapori, mai dimenticati, che si sono dovuti lasciare a così caro prezzo.

 

Franca Furbatto

Tempo di carnevale – Ivrea

domenica 8 Febbraio 2015

 

Mugnaia      Arance

Tempo di carnevale! Come non ricordare lo storico carnevale di Ivrea, che ormai da anni ha assunto le vesti di una manifestazione internazionale che attrae visitatori da ogni dove. In effetti é una manifestazione unica nel suo genere, di cui gli abitanti di Ivrea e del Canavese vanno fieri.  E’ una festa che va oltre l’aspetto ludico, in quanto affonda le sue radici nella storia stessa del Canavese e precisamente nel medioevo e rappresenta la forza e la determinazione di opporsi a qualsiasi forma di tirannide. Violetta, la regina della festa, figlia del Mugnaio, é il simbolo della libertà dalle vessazioni del feudatario arrogante e prepotente che deteneva la città.  Si oppose con tutte le sue forze al signorotto che pretendeva di esercitare il suo diritto allo jus primae noctis e con un coraggio  incredibile gli mozzò la testa. Il suo gesto rappresentava appieno la disperazione e la rabbia di tutto il popolo, che insorse compatto. La battaglia delle arance, il culmine del carnevale, rievoca in effetti questa ribellione. Le arance rappresentano le teste mozzate, sul carro si trovano le guardie reali con casco e protezione, mentre le persone a terra, gli aranceri, rappresentano il popolo che lancia le arance, senza protezione alcuna. Dall’ 800 comunque alla Mugnaia, viene affiancato il Generale, con le sue guardie napoleoniche su cavalli, finemente bardati, che devono garantire il regolare funzionamento dei festeggiamenti. L’atmosfera che si viene a creare  é surreale, carica di colori, di profumi e sapori. Ogni borgo ha una sua simbologia (la torre, gli scacchi, la pantera, i mercenari, i credendari, la morte, gli arduini, gli assi di picche, i diavoli, i tuchini), che viene riproposta sui costumi indossanti dai partecipanti, sugli stendardi, sui gonfaloni, sulle bandiere, sui gagliardetti. Naturalmente il carnevale entra con prepotenza nella vita della città, nella sua quotidianità, ma gli abitanti di Ivrea vivendo appieno l’essenza della manifestazione stessa non sembrano turbati da tutto questo trambusto. Le vetrine del centro si vestono a festa, riproponendo fotografie e locandine di carnevali passati ed esponendo gonfaloni del borgo, quasi a rispecchiare quanto accade per le vie. Posso testimoniare, avendo lavorato ad Ivrea, l’efficienza dell’Amministrazione e dei suoi servizi, nel ripristino della normalità la mattina dopo la battaglia delle arance. La città riprende il suo aspetto medioevale , stendardi e gonfaloni sono spariti, transenne, coriandoli e spazzatura rimossi, permane solo nell’aria un odore acre di agrumi schiacciati, il colore diverso della pavimentazione , che rimarranno per qualche giorno. Come non pensare comunque a tutte le attività collaterali che permettono questo straordinario allestimento: sartorie specializzate in costumi storici, stoffe di tutti i generi per confezionare stendardi, gonfaloni, foulards; artigiani che producono armi in legno, ferro, scudi, elmi in cuoio, corazze; allevatori che si preparano tutto l’anno per esercitare i loro cavalli, finemente bardati; produttori di arance che forniscono la materia prima; allestitori di luci, insegne; l’incremento di presenze sul territorio in strutture alberghiere, ristoranti, bar, negozi…; fotografi e giornalisti all’opera per catturare immagini e scoop da pubblicare su riviste e album di ricordi; tipografie che lavorano a pieno ritmo per stampare locandine, manifesti, editti….E ben venga tutto questo se può aiutare in qualche modo e in minima parte, il rilancio di un’economia provata ormai da anni. Un grazie particolare a tutto il personale che si occupa di ripulire la città in tempi records e alle forze dell’ordine che mantengono alta la guardia, al fine di evitare episodi spiacevoli di schiamazzi, disturbi alla quiete pubblica e micro criminalità.

La battaglia delle arance per il 2015 si svolgerà il 17 febbraio alle ore 14 , ma fitto é il calendario presentato, che potete trovare sul giornale o sul sito stesso del carnevale. Mi raccomando se non ci siete mai stati, dovete assolutamente partecipare almeno una volta, non dimenticate però di indossare il berretto frigio, o qualcosa di rosso, per tenervi al riparo dal lancio degli agrumi, pur manifestando il vostro coinvolgimento. Buon divertimento!

 

Franca Furbatto