Archivio della Categoria 'Spettacolo'

eccovi i nostri ballerini!

martedì 29 Ottobre 2013

i ballerini del ballo di gruppo dell’Unitre hanno partecipato alle Unitriadi ottenendo una bella medaglia!

eccovi un paio di foto, spero che vi raccontino loro come è andata, intanto da parte di tutti noi: COMPLIMENTI!

Sul sito dell’Unitre trovate molte altre foto delle Unitriadi

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Indicazioni per ascoltare video Giuni Russo

mercoledì 20 Marzo 2013

Volevo farVi apprezzare la vocalità unica di Giuni Russo  che replica il suono dei gabbiani e ho caricato il video in fondo all’articolo, cliccate sulla freccia e poi su You tube, la scritta a destra in basso per ascoltare la sua splendida voce.

Franca

Tributo a Giuni Russo

martedì 19 Marzo 2013

Stavo ascoltando su You tube alcune vecchie canzoni napoletane, quando mi imbatto in una canzone che apparentemente non conosco “Santa Lucia luntana”, non la classica “Santa Lucia”: Sono curiosa di sentirla e mi collego alla versione cantata da  Beniamino Gili . In realtà scopro che conosco la canzone, ma non ne conoscevo il titolo: é una canzone struggente che parla di emigranti napoletani, in partenza per l’America, provati da una profonda nostalgia per la loro città. Santa Lucia è l’ultimo borgo di Napoli che vedono prima che la nave prenda il largo verso il mare aperto. Nel 1926 Roberto Roberti (in arte), al secolo Vincenzo Leone, padre di Sergio Leone, regista, da noi più conosciuto, aveva prodotto un film intitolato “Napoli che canta”, un film muto che mostrava bellissime immagini di una Napoli che non esiste più, volti di languide ragazze dagli splendidi occhi sognanti, ma anche immagini di una città povera, segnata dal degrado, che costringe i suoi figli ad emigrare verso terre lontane. Il film fu proiettato con sottotitoli in inglese in America, ma come si può immaginare, la pellicola fu presto ritirata dal mercato, perchè non gradita dal regime fascista. La pellicola fu dimenticata per anni, fino a quando Elinor Leone, nipote di Vincenzo, ormai anziana, decide di donare la stessa alla George Eastman House International Museum of Photography and Film di Rochester, ‎NY, e nel 2003 il dipartimento cinematografico dell’istituto americano, diretto dal nostro Paolo ‎Cherchi Usai, completò il restauro della pellicola, presentandola alle Giornate del Cinema Muto di ‎Pordenone con l’originaria colonna sonora tutta interpretata dalla splendida voce di Giuni Russo, splendida artista italiana.

Dichiaro la mia ignoranza, ma non conoscevo la cantante. Ho cercato, incuriosita, volevo  trovare il video di “Santa Lucia Luntana”, cantata da Giuni, ma non l’ho trovato. In compenso ho scoperto la grandezza di questa figura artistica, capace di creare con la sua voce emozioni uniche.

Giuseppina Romeo, in arte Giuni Russo, era figlia di Pietro Romeo e Rosa Gauci, penultima di dieci  figli avuti dalla coppia. Nata a Palermo il 10 settembre del 1951, da padre pescatore e madre casalinga. Il padre usciva tutte le mattine in barca e aveva un banco del pesce nel mercato di Borgo Vecchio a Palermo. Giusy sarà l’unica dei numerosi figli che sogna una vita diversa. A pochi anni è già consapevole del suo talento: una magnifica voce, ed é per questo che la bambina vuole diventare una grande cantante e dedicare la sua vita all’arte.

In casa appena nata, viene affidata alle cura della sorella Anna, di nove anni, in quanto la madre, quarantenne deve occuparsi della gestione  della casa, dodici bocche da sfamare, uno dei figli é già fidanzato in casa. Il padre é orgoglioso della sua famiglia, é un uomo generoso, gran lavoratore, non perde occasione per invitare a cena i turisti che accompagna in barca, e la madre nonostante le ristrettezze riesce sempre a preparare per tutti. In queste circostanze la madre, che ha una passione per la lirica, e possiede una splendida voce, sollecitata dai familiari e dagli ospiti si esibisce in bellissime romanze e armonie napoletane. Uno dei cavalli di battaglia é appunto “Santa Lucia luntana”, che Giuni canterà con tanto ardore, anni dopo.

A undici anni si iscrive ad un corso di chitarra al Conservatorio; vive vicino al Politeama, grande teatro di Palermo e tutti i pomeriggi si reca ad ascoltare le prove dei cantanti lirici. Più che mai decisa a seguire il suo sogno si fa assumere per due ore al pomeriggio in una fabbrica di bibite vicino a casa. I soldi che guadagna li usa per prendere lezioni di canto dal maestro Gaiezza, famoso a Palermo per seguire i più grandi cantanti lirici. Dopo la prima audizione, il maestro decide di accettarla come allieva perchè capisce che fa sul serio. Per i primi tempi si fa pagare, ma poi giungono ad un compromesso: Giusy l’accompagnerà nei vari saggi che il maestro tiene nelle scuole e istituzioni della città. Il maestro aveva capito subito che Giusy non cercava di imitare nessuno, ma aspirava ad uno stile personale.  I genitori non avevano tempo per seguirla,  Anna, la sua mamma bambina era morta a undici anni per una meningite fulminante, ma in fondo questa condizione di solitudine, le permise di effettuare le scelte che voleva in autonomia. Partecipò a varie manifestazioni canore, sbaragliando sempre i concorrenti con la potenza della sua voce. Ottenne a tredici anni una scritturazione da solista al Politeama, durante l’estate, per la cifra di tremila lire: doveva accompagnare i vari gruppi che si alternavano sul palcoscenico con la sua voce. La famiglia non era al corrente di questo suo percorso, pur conoscendo la sua passione per la musica.Giusy invitò il padre la prima domenica della manifestazione, esibendosi davanti ad una sala gremita, ed ottenne un successo strepitoso. Da allora il padre la appoggiò nelle sue scelte, apprezzando i sacrifici che aveva fatto per pagarsi le lezioni dal maestro. Nel 1966 a quindici anni si presentò a Castrocaro e vinse tutte le selezioni regionali, ma a Forlì, pur apprezzando la sua voce, la considerarono troppo piccola per esibirsi e la scartarono, invitandola a presentarsi il prossimo anno. Giusy rimase delusa e l’anno dopo non voleva più presentarsi, ma la sorella insistette. Le furono assegnati due brani:” A chi” di Fausto Leali, e “Nel sole”  di Albano, perfetti per la sua voce. Il pubblico trasalì quando nel teatro Giusy cominciò a cantare, apprezzando la sua voce, ma anche la sua freschezza e la sua passione. Giunse al primo posto. Per tradizione poteva scegliere una madrina, e Giusy scelse Caterina Caselli. Ottenne una scritturazione dalla Emi, un’importante casa discografica e la certezza di parteciapre l’anno dopo a Sanremo. Giusy era al settimo cielo, non si accorse delle lunghe ore in treno per ritornare alla sua terra, dove fu accolta con trionfo e affetto dai suoi concittadini. A Sanremo, l’anno dopo, qualcuno propose di farla cantare in coppia con Louis Amstrong, ma poi la scelta cadde su un brano di Paolo Conte “No amore” in coppia con Sacha Distel, più conosciuto come boy friend di Brigitte Bardot. Un brano jazz, molto francese, poco adatto alla manifestazione canora. Giusy fu eliminata. Grande delusione. Presentò altre canzonette al Festivalbar, al Cantagiro, con discreto successo, ma non all’altezza delle aspettative. La sua vita era divisa tra Milano e Palermo, sola senza più la sorella che l’accompagnava, pur avendo solo diciasetteanni, si sentiva  lontana da quella gioventù che manifestava davanti all’università e  che voleva cambiare il mondo: lei voleva solo cantare. Nel 1969 festeggiò il capodanno in Canada, sempre in tournée con la Emi. Fu poi scritturata, su segnalazione di Claudio Villa, che apprezzava la sua voce, per un tour in Giappone con un altro cantante italiano. Il tour prevedeva un tot di serate e la durata di tre mesi, i ritmi erano massacranti e la fatica improba, ma ciò che fece interrompere la tournée da parte di Giusy fu l’onore italiano oltraggiato. L’impresario giapponese considerava il popolo italiano un popolo di pigri, ma quello che urtò profondamente Giusy fu che nel contratto l’impresario aveva fatto inserire una clausola che lo tutelava da eventuali furti che i due artisti italiani avessero compiuto, viste le abitudine dei loro connazionali. Giusy prima di partire si era fatta tradurre dall’inglese le parti più significative del contratto, ma poi in Giappone  dopo due mesi, rileggendo il testo aveva scoperto l’affronto e aveva deciso di rientrare immediatamente in Italia, avendo terminato le apparizioni prima del tempo.

A Milano, intanto aveva conosciuto Antonietta Sisini, di un anno più vecchia di lei, di origine sarda. La ragazza viveva a Milano da parecchi anni, con la madre, dopo il divorzio dal padre. Anch’essa suonava la chitarra ed era un’appassionata di musica, suonava e cantava in un complesso musicale, ma dopo che ebbe ascoltato Giusy cantare la prima volta, non si esibì mai più in pubblico, perché nessuna voce poteva competere con quella dell’amica. Le due ragazze divennero inseparabili e compagne nella vita. La madre di Antonietta accolse Giusy a casa come una figlia, e Giusy la ricambiò con altrettanto amore.

Intanto la gavetta continuava, si moltiplicarono le serate e tante furono le porte alle quali le ragaze bussarono per farsi accettare qualche brano di loro composizione. Ottennero collaborazioni e scritture diverse con artisti di pregio, quali Franco Battiato, con il quale instaurarono un bellissimo rapporto di collaborazione e di amicizia. Giunsero anche ad un contratto con la CGD, importante e potente casa discografica italiana, diretta da Stanislao Sugar, padre di Piero, marito di Caterina Caselli, la madrina di Castrocaro della Russo. Giuni (nel frattempo aveva modificato il nome ) firmò un contratto per cinque anni con la casa, che si dimostrò con il tempo capestro: l’artista si  impegnava a cantare le canzoni che le venivano proposte, a promuoverne le presentazioni, a partecipare alle varie manifestazioni canore, a seguire le torunée  e anche dopo la risoluzione del contratto la Russo avrebbe dovuto riconoscere alla casa discografica una percentuale sui futuri guadagni, a fronte di nuovi ingaggi. L’inesperienza delle ragazze e l’entusiasmo di essere giunte ad una scrittura, fece loro sottovalutare l’ importanza di certe clausole. I successi non mancarono, come “Un’estate al mare”, “Alghero”, “Limonata cha cha”, “Mediterranea”, alcuni album di pregio, ma la strada che Giuni voleva percorrere era di ricerca, di sperimentazione della voce,  di musica di confine, mentre la casa puntava solo su successi commerciali visibili ed immediati. Ben presto i disaccordi si intensificarono sino a giungere ad una chiusura definitiva dei rapporti due anni prima della scadenza del contratto. Risoluzione non indolore, di lì in avanti Giuni trovò solo porte chiuse. Ma il suo orgoglio e la sua determinazione non le impedirono di seguire la sua strada, portandola dalle balere estive alla ricerca di un senso più profondo dell’esistenza, sino alla composizione di testi musicali sacri di tutte le religioni del mondo. Nel 2003 si presentò a Sanremo, già segnata da un tumore che combatteva da anni, con una canzone  “Morirò d’amore”, quasi a voler segnare il suo addio e che non fu capita come avrebbe dovuto. Morì nel 2004 a soli 53 anni, accudita fino alla fine dei suoi giorni dalla compagna inseparabile Antonietta, che continua ancora oggi a promuovere la sua figura e il suo talento.

Vi invito ad ascoltare la sua voce, splendida ed unica e a leggere la sua bibliografia che Bianca Pitzorno ha scritto con rispetto e serietà per Lei.

Franca Furbatto

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“Certo, non basta” spettacolo Compagnia “I compagni di viaggio”

domenica 11 Dicembre 2011

La rappresentazione teatrale ( avvenuta in Confraternita) con il patrocinio della Parrocchia e dell’Unitre, é ambientata a Torino tra il 1848 e il 1861 e racconta la storia di due figure “senza tempo”: Ignazio, lo studente, mancato avvocato, famiglia benestante e Pinin, il muratore di Ronco Canavese. Entrambi si stanno arruolando per combattere contro gli austriaci, il primo mosso da ideali pattriottici e per costruire un’ Italia libera e il secondo per ottenere una paga giornaliera. La disfatta di Novara impedisce loro di perseguire i loro sogni. Dinnanzi all’esecuzione del loro generale Ramorino (noto mangiapreti) si aspettano discorsi e proclami che non si faranno: il generale si inginocchia davanti al crocifisso, accompagnato negli ultimi istanti dalla figura esile e curva di Don Cafasso, la guida spirituale degli impiccati.  Allora Ignazio decide di incontrare  Don Cafasso e a seguito di questo incontro  entrera’  in seminario e studierà per diventare sacerdote. Bella e commovente é la lettera che Ignazio scrive al padre, nel quale invita il genitore, alla vigilia della sua ordinazione sacerdotale, a partecipare alla funzione, dichiarando che questo gesto di distensione tra loro lo renderebbe l’uomo più felice sulla terra.  Le vite di Ignazio e di Pinin si incroceranno ancora, accompagnandosi parallele per un certo periodo a quelle dei santi sociali di quell’epoca: Don Bosco, Domenico Savio, Fa di Bruno,Murialdo, Benedetto Cottolengo. Alla fine i due prenderanno strade diverse e  Ignazio  si troverà a dover assistere Pinin prima della sua esecuzione , quest’ultimo é stato arrestato e condannato per i suoi numerosi furti. Il sacerdote  é in crisi completa, si sente in colpa verso l’amico, è sfiduciato, non crede più nelle istituzioni, nelle gerarchie della Chiesa, in se’ stesso. Sara’ Pinin con la sua saggezza intuitiva che gli indicherà la strada perduta e gli suggerirà il modo per ritrovare fiducia in se stesso e per aiutare concretamente le persone di domani a camminare guardando fiduciose nell’ avvenire, con l’ aiuto dell’Amore e dello Spirito Santo che sempre li sorreggeranno, accettando il mondo per quello che é realmente, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti.

E’ stato un bello spettacolo, semplice, che ha ripercorso alcuni decenni del nostro trascorso risorgimentale. Anni che ci hanno visto protagonisti non solo della realizzazione dell’unità d’Italia, ma anche del sorgere, attraverso la lungimirante intuizione di persone splendide  come Don Bosco, Murialdo, Benedetto Cottolengo, di istituzioni e Case che si diffonderanno in tutto il mondo per portare un messaggio di fratellanza e di attenzione a migliaia di persone e fratelli nel mondo, e che rappresenteranno una svolta decisiva nella Chiesa.

Franca

Jude Garland – Che magia!

martedì 28 Dicembre 2010

Bellissima canzone, che eleganza e che dolcezza in queste parole. L’altro giorno volevo vedere come film, ” La banda dei babbi Natale”, purtroppo non c’era posto

e percio’ ho ripiegato, visto che eravamo li’, su ” Natale in Sud Africa”  con De Sica, Ghini, Tortora e Belen. E’ stato un disastro!!!! Lo so che direte perchè sei andata a vederlo,

cosa ti aspettavi? E’ vero, ma non pensavo tanto squallore, battute penose, volgari. Nessun rispetto per il paese, per le popolazioni locali, per gli animali….

C’era gente che rideva a crepapelle, e altri che hanno battuto le mani dopo lo spettacolo.  Per carità tutti i gusti son gusti. La recitazione di Belen non si’ vista, ne’ sentita, l’ inquadratura puntava

insistentemente sul suo fondo schiena,  di tutto rispetto, ma pensare a quale  messaggio  il film puo’ trasmettere, non sono riuscita a trovarlo.

E non sto facendo la moralista, è proprio la mancanza di qualcosa da dire che mi sembra grave, con tutti gli argomenti che il cinema, come mezzo di comunicazione potrebbe

dare alle nuove generazioni e vecchie generazioni.

E’ per questo che ho voluto, a contrasto caricare questo video:” Somewhere over  the rainbow” , con la traduzione delle  parole  in italiano. Ditemi se il confronto regge.

Buone feste.

Franca

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Da qualche parte sopra l’arcobaleno
proprio lassù, ci sono i sogni che hai fatto
una volta durante la ninna nanna
da qualche parte sopra l’arcobaleno
volano uccelli blu e i sogni che hai fatto,
i sogni diventano davvero realtà

un giorno esprimerò un desiderio
su una stella cadente
mi sveglierò quando le nuvole
saranno lontane dietro di me
dove i problemi si fondono come gocce di limone
lassù in alto, sulle cime dei camini
è proprio lì che mi troverai
da qualche parte sopra l’arcobaleno
volano uccelli blu e i sogni che hai osato fare,
oh perchè, perchè non posso io?

Beh vedo gli alberi del prato e
anche le rose rosse
le guarderò mentre fioriscono
per me e per te
e penso tra me e me
“che mondo meraviglioso!”

Beh vedo cieli blu e nuvole bianche
e la luminosità del giorno
mi piace il buio e penso tra me e me
“che mondo meraviglioso!”

I colori dell’arcobaleno così belli nel cielo
sono anche sui visi delle persone che passano
vedo degli amici che salutano
dicono “come stai?”
in realtà stanno dicendo “ti voglio bene”
ascolto i pianti dei bambini
e li vedo crescere
impareranno molto di più
di quello che sapremo
e penso tra me e me
“che mondo meraviglioso!”

un giorno esprimerò un desiderio
su una stella cadente
mi sveglierò quando le nuvole
saranno lontane dietro di me
dove i problemi si fondono come gocce di limone
lassù in alto, sulle cime dei camini
è proprio lì che mi troverai
da qualche parte sopra l’arcobaleno
ci sono i sogni che hai osato fare,
oh perchè, perchè non posso io?

Miracolo nella 34° strada

martedì 21 Dicembre 2010

Ed eccovi un altro spezzone di film classico e sempre simpatico di questo periodo natalizio.

Buona visione a tutti!!!!

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Franca

Tutti assieme appassionatamente

sabato 18 Dicembre 2010
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Chi non ha visto questo magico film?

So che di recente hanno fatto un restauro della pellicola originaria con la splendida Julie Andrews, meno male…. e chi non l’avesse visto corra a vederlo .

Franca.

E cosi’ siamo a   –  7

Canto di Natale di Topolino (1983)

venerdì 17 Dicembre 2010
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Sempre bellissimo per grandi e piccini, da qui la rivisitazione in 3D lo scorso anno di Carol Cristmas.

Io preferisco i cartoni animati tradizionali, rivederlo con i figli grandi sarebbe bellissimo.

Devo proporglielo…..

Franca (come vedete totalmente immersa nell’atmosfera del Natale)

Noi credevamo di Mario Martone

mercoledì 1 Dicembre 2010

Film storico, bello, ma lento e difficile da seguire. Alcuni dicono che pare sia stato prodotto come fiction televisiva (due puntate) e poi dirottata nelle sale cinematografiche, potrebbe essere  vero a mio modesto parere.

Si racconta la storia dell’unità d’Italia tra il 1830 e 1860 attraverso la vita di tre ragazzi del sud Angelo, Domenico e Salvatore che credono fermamente nei principi della Giovane Italia di Mazzini di cui entrano a far parte.

Partecipano attivamente a varie azioni e moti di insurrezione, falliti miseramente. Il destino li separerà tragicamente e l’unità della nazione si vedrà raccontata da Domenico, unico sopravvissuto,  che parteciperà anche all’ultima impresa dei Mille.

Viene rappresentata la funzione dei vari personaggi del Risorgimento: Mazzini, Cavour, Garibaldi (anche se non appare), Crispi, il popolo, l’aristocrazia e su tutti questi personaggi  rimangono aperti parecchi interrogativi ed ombre. Lungimirante  e realista la figura di Cristina di Belgioso che ammoniva i ” mazziniani” dal perseverare nei loro moti rivoluzionari cruenti,  senza coinvolgere il popolo e soprattutto senza prepararlo. Fortemente divise poi le fazioni dei sostenitori dei Savoia  e quelle dei mazziniani repubblicani, così come le disparità evidenti e descrittive tra il nord e il sud. Drammatiche le scene di esecuzione di briganti.

Mi sarei aspettata maggiori emozioni, in fondo e’ una pagina importante della nostra storia, invece molta parte del film  e’ assorbita da lunghi  e lenti dialoghi anche se interpretati da attori di rilievo.

Franca.

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Maschi contro femmine film di Fausto Brizzi – recensione

martedì 9 Novembre 2010

Commedia divertente, film leggero, ma simpatico, per passare un pomeriggio spensierato.

Bravi gli attori, cast d’eccezione. Sempre comico Fabio De Luigi che interpreta la parte di un allenatore di una squadra di pallavolo femminile. Lui e’ diventato padre da ca. 1 anno ed e’ parecchio che non fa l’amore con la moglie, tutta presa dal suo nuovo ruolo di mamma. Innamorato della moglie, non riesce a resistere  comunque alle avances di Eva, una bella pallavolista della sua squadra e cosi’ si complicherà non poco la vita.

Divertenti sono anche i due vicini di casa, Chiara e Diego (Cortellesi e A. Preziosi), infermiera e donna impegnata a salvare il pianeta Lei, plaboy alle prese con una nuova ragazza ogni sera, Lui.

Altre due trame si intersecano di continuo con le prime senza creare comunque confusioni.  Il tema e’ il perenne conflitto tra personalità diverse come uomini e donne, nell’affrontare  i temi della vita e nel come viverli.

E’ gia’ prevista la continuazione Femmine contro maschi. Film girato in parte a Torino.

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Franca.F