Niente di più facile, nel periodo di Carnevale, pensare ad una visita dalle parti di Callianetto, patria di Gianduja, maschera resa celebre da un burattinaio G. B. Sales che la creò nel primo decennio del 1800, convertendo quella di Gironi, o Girolamo, per la quale aveva passato tanti guai giudiziari. Per chi volesse può visitare il “Ciabot ‘d Gianduja”.
Da Asti a Casale, questa è la porzione di territorio esplorato durante la nostra gita, una parte di Monferrato che racchiude paesini che, all’imbrunire, quando si accendono le luci nelle case, ricordano i presepi di un tempo, mentre di giorno offrono scorci panoramici notevoli, veri balconi che si affacciano sulle colline che li circondano. Oltre ci sono le Alpi, la loro maestosa catena che abbraccia l’intero orizzonte e che gratifica il nostro sguardo sempre alla ricerca di emozioni.
Portacomaro in una stampa dei primi del Novecento
Portacomaro
conserva la parte alta dell’abitato chiusa entro i resti delle mura del ricetto medioevale con le sue case e i due campanili. Il borgo fortificato ha una porta centrale che è affiancata da due torri. Di origine romana (fondata dalla Gens Comaria), dopo le alterne vicende storiche italiane, divenne feudo degli Orleans, dato poi in dote a Valentina Visconti, per poi legare le proprie vicende storiche a casa Savoia. Nella piazza adiacente al torrione abbiamo assistito ad una partita amichevole di tamburello, sport che insieme a quello a muro, alla palla pugno e al pallone con il bracciale fa ancora parte della cultura locale.
Scurzolengo Particolare del Castello
Scurzolengo, a pochi chilometri da Portacomaro, si offre alla vista dei turisti con il suo notevole castello in cotto, che, nonostante i rimaneggiamenti, conserva la sua struttura originaria. Dal 1944 il paese divenne riferimento per le prime formazioni partigiane della zona. Durante la lotta di liberazione, il 30 agosto 1944, subì un duro rastrellamento quando diciassette case vennero incendiate per rappresaglia dopo uno scontro tra partigiani e tedeschi.
Castell’Alfero: una piacevole scoperta insieme a Moncalvo. Adagiato sul colle, offre uno spettacolare panorama incorniciato dall’arco alpino. Diede i natali a Giovan Battista De Rinaldis, martire del nostro Risorgimento, ed ideatore della coccarda tricolore cui si ispirò successivamente la nostra bandiera.
Castell'Alfero Particolare della facciata del Castello
Si raggiunge la parte alta salendo la scalinata al termine della quale domina la Parrocchiale barocca dei santi Pietro e Paolo. Dall’altro lato, l’architettura del vecchio forte, rimaneggiata in dimora patrizia nel 1700 con un inserimento perfetto nel paesaggio naturale. Il fronte si presenta spezzato con una profonda nicchia centrale e le ali laterali colonnate, che ci hanno ricordato rispettivamente Palazzo Carignano e la Palazzina di caccia a Stupinigi.
Moncalvo: importante piazzaforte nel secolo XVI° nel corso del quale passò alternativamente dagli Spagnoli, ai Francesi e ai Milanesi. È stata da noi eletta “capitale” del territorio visitato, e non solo per il numero dei suoi abitanti che supera di un migliaio quello degli altri paesini.
La differenza sta nell’impianto urbanistico che, rispetto alla vecchia struttura medioevale, ci concede un soffio di modernità rappresentato dalla via XX Settembre che ci condurrà nella piazza Garibaldi, il centro del paese. Un’arteria con numerosissimi negozi, vivace e curiosa, sinuosa e ripida con case d’epoca molto interessanti.
Moncalvo Il centro
La piazza Garibaldi offre una prospettiva armoniosa, con il Municipio, il teatro e la via Testafochi, uno spicchio di Umbria trapiantato in Monferrato, dove si affaccia la gotica casa De Maria, in cotto con finestre ornate di fasce decorative. Davvero notevole come la facciata della chiesa della Madonna delle Grazie, poco più avanti, costruzione del Magnocavallo, con all’interno dipinti attribuiti al Moncalvo e purtroppo chiusa. Ricordiamo che Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, nacque a Montabone presso Acqui Terme e fu tra i principali esponenti in Piemonte del manierismo pittorico devozionale. La piazza Garibaldi sembra fondersi, senza soluzione di continuità, con piazza Carlo Alberto pur avendo, quest’ultima, caratteristiche molto diverse. Intanto è più esterna e ti conduce direttamente al punto panoramico che in questi luoghi non manca mai, è ariosa, pur avendo un lungo porticato alla fine del quale si trova uno dei due torrioni ancora esistenti e in fase di ristrutturazione.
Grazzano Badoglio Chiesa dei santi Vittore e Corona; dietro il campanile romanico
Grazzano Badoglio
deriva la seconda parte del nome dall’aver dato i natali a Pietro Badoglio che fu capo di stato maggiore dell’esercito e nel 1943-44 primo ministro. L’abitato, con varie case medioevali nella parte alta, si chiama Borghetto ed è dominato dalla parrocchiale dei Ss. Vittore e Corona. La storia di questa chiesa iniziò nell’anno 961 quando il marchese Aleramo I del Monferrato fondò su questo colle un’abbazia che affidò ai monaci Benedettini. Di quella prima costruzione rimangono la torre campanaria romanica e il chiostro. Venne poi soppressa con decreto di Napoleone nel 1802. Sarebbe stato interessante poter visitare anche l’interno della chiesa attuale, considerato il suo passato, e per il fatto che custodisce una tela del Moncalvo e un frammento di un mosaico pavimentale di sicuro interesse. Sfortunatamente si devono sempre fare i conti con chiese, musei, palazzi rigorosamente chiusi per la maggior parte dell’anno.
Ottiglio Il campanile
Ottiglio,
ormai la giornata volgeva al termine, e la luce per le foto cominciava a scarseggiare. Si possono notare il Castello, ancora molto ben tenuto e secondo noi abitato almeno parzialmente, e la Chiesa chiusa (!) di San Germano, una grandiosa costruzione del Magnocavallo con un interno davvero sfarzoso, non visto da noi. Non dimenticate di osservare la tipicità e i colori delle pietre usate nelle due costruzioni.
C’è purtroppo da segnalare una nota negativa che riguarda l’intero paesaggio, e non solo, il Monferrato. Il continuo insediamento di capannoni industriali a ridosso dei paesi ha deturpato in modo definitivo le bellezze dei luoghi. La scarsa cura e attenzione per il nostro patrimonio, unite a scelte scellerate in virtù di tornaconti economici hanno dato il via ad uno scempio di cui non si intravvede la fine. E’ un dato di fatto che si commenta da solo.
Marina e Luciano