Questa fibra, simile alla seta, è un filo sottile, bruno, dorato, costituita da filamenti prodotti da una particolare ghiandola di alcuni molluschi bivalve che li utilizzano per attaccarsi ai fondali marini. Dal bisso si ottengono tessuti finissimi e molto morbidi.
Il Bisso fu indossato fin dall’antichità dai faraoni dell’antico Egitto, è citato nella Bibbia e si narra che lo stesso Re Salomone non potesse farne a meno.
Nel 1300 la sua lavorazione arcaica e difficoltosa, con la diffusione della seta sui mercati mediterranei, si era già ridotta ad una piccola forma di artigianato familiare e praticato in Sardegna, in Sicilia e soprattutto nella zona di Taranto.
Oggi la pinna nobilis, mollusco di grosse proporzioni che può arrivare a un metro di lunghezza, è considerata a rischio estinzione, a causa della pesca indiscriminata, dell’inquinamento e della diminuzione delle aree dove cresce.
Il bisso inoltre aveva spiccate proprietà terapeutiche ben conosciute dai pescatori in quanto grazie alla sua potente proprietà emostatica era usato per la medicazione delle ferite che i pescatori frequentemente si procuravano con gli arnesi da pesca.
Durante le estati della mia giovinezza, appena finite le scuole, mia madre teneva in serbo per me e mia sorella dei lavoretti manuali, delle tovagliette in lino o asciugamani che ricamavamo a punto croce, a punto erba, a punto pieno…. Quando andavamo ad acquistare il tessuto per fare le tovagliette, ci recavamo nei negozi specializzati, le telerie che vendevano tessuti in lino, misto lino, bisso, organza, cotone, batista…..Ero affascinata dal modo in cui la venditrice scorreva le tele sul bancone, per farne toccare la consistenza e per vederne la trama. Il bisso era un tessuto finissimo, quasi trasparente, dedicato alle ricamatrici più esperte. Aveva un costo elevato e veniva trattato con la massima cura e riguardo…..
Ora cinquant’anni dopo scopro che é una fibra quasi invisibile, senza peso, prodotta da un mollusco in via di estinzione, la Pinna Nobilis, presente solo più in Sardegna, a Sant’Antioco e che la Signora Chiara Vigo (sessant’anni), abitante dell’isola é l’unica persona al mondo in grado di lavorare questa materia filamentosa. Dopo vari processi di dissalazione e cardatura la trasforma nel prezioso tessuto. La seta del mare viene chiamata. Nelle notti di maggio Chiara raggiunge i fondali senza tuta o maschera , nè bombole. Ha con sè solo un paio di occhialini, una tuta di lino e un bisturi. In un mese di immersioni raccoglie tre etti di prodotto che diventeranno diciotto metri di filo ritorto. Ha iniziato il suo apprendistato a cinque anni da sua nonna che le ha trasmesso l’arte e le conoscenze di un Maestro. Era predestinata a diventare quella che é ora….una Maestra, portatrice di un bagaglio di conoscenze e di una gravosa eredità , in quanto unica depositaria al mondo di queste conoscenze, che cerca di tramandare alle sue allieve, Ma oltre alle tecniche materiali, insegna anche a preservare virtù che oggi si stanno perdendo: il rispetto, la generosità , la dedizione, l’amore per la natura e per il mare.Con il giuramento dell’acqua, quando é diventata Maestra, Chiara oltre ad apprendere il sapere della sua nonna, ha rinunciato ad arricchirsi con il suo lavoro. Secondo il libro dell’Esodo, il bisso é sacro, non si può vendere né comprare, ma solo regalare o ricevere in dono.
Una bellissima storia, protagonista una donna non comune, che racchiude in sè la saggezza, i gesti, la manualità , lo stile di vita, le tradizioni di secoli e di popoli diversi, patrimonio inestimabile della nostra Italia che ho voluto condividere con Voi a beneficio delle future generazioni.
Franca