Dal passato un esempio di vita

L’economia di Volpiano negli anni trenta si basava principalmente sull’agricoltura, ma era anche ricca di tante piccole attività. In Vauda c’era una fornace dove lavoravano, da marzo fino all’autunno, donne e uomini. In molte famiglie si coltivavano bachi da seta e nei campi anche arachidi e canapa. C’erano sarte, muratori, carpentieri, capomastri, mugnai, ombrellai, fabbri, giardinieri e falegnami. Spesso i mestieri si tramandavano da padre in figlio.
Vincenzo, il papà di Nicolò, era cresciuto in una famiglia di muratori ma, non aveva voluto seguire le orme paterne. Con grande volontà subito dopo le scuole elementari, si era recato in una falegnameria per impararne il mestiere. A volte non dormiva la notte per il timore di non svegliarsi presto la mattina. La famiglia l’avrebbe lasciato dormire: era ancora così piccolo! Con grandi sacrifici, più grande, era riuscito ad aprire una sua falegnameria. I suoi figli, erano ancora molto piccoli quando dovette partire per la prima guerra mondiale. Ritornò molto malato, non poteva lavorare. Nicolò, allora, aveva dieci anni, capì il dolore del papà e lo rassicurò: “Papà, ora che sei qui, mi puoi insegnare il mestiere e stai tranquillo, vedrai, lavorerò io al posto tuo”. Era sorprendente, racconta la sorella, quello che Nicolò riusciva a fare con tanta volontà ma soprattutto con grande intelligenza. A poco a poco, riuscì a sostituire il padre, che dopo pochi anni morì. Nicolò era anche un appassionato apicoltore e nel 1996 venne invitato a Roma dalla stessa associazione  per ricevere una targa al merito. Sicuramente in alcune case di Volpiano ci sono ancora i suoi mobili lavorati a mano, sempre più preziosi. Un tempo scendeva molta neve e Nicolò si costruì da solo gli sci con il legno. Non era facile dare la giusta sagomatura, i primi erano un po’ rudimentali, ma poi sempre più belli decorati e funzionali. Nicolò era diventato un bravo sciatore e gli piaceva tanto scendere il pendio della vauda con gli sci insieme ai suoi amici. In quei tempi i ragazzi facevano anche delle belle discese con la slitta.

Ogni volta, che ho la possibilità di ascoltare un racconto che riguarda i giovani degli anni ’30, per me, si apre uno scrigno, ed ognuno di quei ragazzi è una perla rara.

Ringrazio la sorella di Nicolò per il dono dei suoi ricordi.

Piera

Scrivi un commento