Fuori dai luoghi comuni…Prelibatezze alla Crema

Prima di riprendere il nostro viaggio vogliamo segnalarvi che proprio ieri sera “Striscia la notizia” ha trasmesso un’intervista al sindaco di Cassinetta di Lugagnano. Potete rivederla, ma soprattutto avrete modo di passeggiare, anche se virtualmente, in questo grazioso Comune italiano.

Il link è il seguente:

http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/videoextra.shtml?13792

E ora, andiamo alla volta di Pandino

Pandino Il CastelloCi ritrasferiamo in campagna per raggiungere Pandino, paese che dista 13 km. da Crema e che vanta il castello visconteo meglio conservato della Lombardia.

L’edificio presenta ancora gran parte delle strutture architettoniche originarie e delle decorazioni pittoriche del XIV° secolo. I signori di Milano scelsero questa località perché era un piccolo villaggio circondato da boschi, ideale per dedicarsi alle amate battute di caccia.

Pandino Iterno del CastelloL’edificio ha pianta quadrata e l’interno si caratterizza per l’ampia corte, circondata al piano terra da porticati con archi acuti e a quello superiore da loggiati con pilastrini quadrati. Originariamente tutte le superfici del castello, anche quelle esterne, erano decorate; oggi si sono conservate solamente quelle all’interno delle sale.

Perse la sua destinazione d’origine nell’Ottocento quando la famiglia d’Adda affittò il castello a contadini che, poco alla volta, lo trasformarono in cascina. Solo nel 1920, quando il Comune lo ricomprò, riacquistò, a mano a mano e con una importante opera di ricupero, la sua antica identità.

Il castello fu costruito nella seconda metà del 1300 per Regina della Scala moglie di Bernabò Visconti, da lui amatissima, per ricordare a lei i paesaggi natii in riva all’Adige. La sua destinazione a palazzo signorile, in quell’epoca non si conosceva altro modo di costruirli, è confermata dalle ampie finestre a bifore destinate più ad usi civili che militari.

Circa cent’anni dopo, gli Sforza che succedettero nel potere ai Visconti, rafforzarono Pandino e potenziarono questo palazzo signorile con torri e fossato, trasformandolo in architettura destinata a fini militari per proteggersi da Venezia.

Ma di Regina della Scala non è rimasta solo questa residenza; a Milano fece costruire una chiesa, Santa Maria della Scala, che col tempo andò distrutta. Sul luogo sorse il teatro di corte che mantenne nel proprio nome il ricordo dell’antica chiesta: il teatro prese il nome di Teatro alla Scala.

Gradella

Gradella TrattoriaLa frazione di Gradella ha conservato il suo aspetto di paese rurale e si fregia di essere uno del Borghi più belli d’Italia. È senz’altro unico nel suo genere in quanto le case coloniche sono state ricuperate e riattate molto bene e, cosa curiosa, sono tutte dipinte in giallo. Questa caratteristica rende ancor più piacevole la visita creando un impatto visivo fuori dal comune. Naturalmente in questo piccolo paese vige l’assoluto divieto di costruire nuove case e la parola d’ordine è, e rimarrà si spera, ricupero. Un rigoroso regolamento edilizio prevede infatti che nella ristrutturazione delle case vengano mantenuti mattoni a vista e lesene, conservando e valorizzando decorazioni, modanature e murature caratteristiche esistenti. I serramenti devono sempre essere realizzati in legno e i manti di copertura in coppi.

Ci troviamo in una zona rurale per eccellenza: intorno a noi solamente la pianura con le sue colorate geometrie. I piccoli corsi d’acqua sono usati per l’irrigazione e su almeno una delle loro sponde corrono cipressi ed altre piante di alto fusto. Siamo in un “piccolo mondo antico”, lontani da traffico, rumori, capannoni industriali e scempi edilizi, villette tutte uguali con il “salice piangente a fare da spazzolino da denti alla cancellata (Guido Ceronetti in Albergo Italia)”.

Gradella Villa MaggiRigorosamente gialla è anche Villa Maggi, legata al nome di Onofrio Maggi, nobile bresciano che nel 1558 acquista i primi terreni e le prime case nel borgo di Gradella. Nel 1944, un piccolo cenno storico,  venne requisita dal Comando Germanico di Cremona e  quindi occupata da Graziani, comandante delle forze armate della Repubblica di Salò.

Gradella Fontanile MoiaPoco distante dall’Osteria degli Amici, ci siamo imbattuti nel Fontanile Moia. Il fontanile dipende essenzialmente dalla struttura geologica e dalla composizione della pianura Padana. Le acque superficiali e meteoriche formano, al termine di un processo naturale, una falda acquifera sotterranea che scorre verso l’asse della pianura stessa. Le argille costringono quindi l’acqua ad affiorare creando delle risorgive che l’uomo ha incanalato in un fittissimo reticolo destinandole all’irrigazione.

Gradella La Cappella del LazzaretoPoco fuori Gradella, in località Corella, vennero sepolti i morti della peste di manzoniana memoria a seguito dell’invasione dei Lanzichenecchi (siamo nel 1630, proprio quando la peste si dimostrò più virulenta, decimando la popolazione). Dopo questo evento venne eretta una cappella a ricordarli e il luogo prese l’attuale nome di Lazzaretto.

Gradella Uno dei dainiUna curiosità: se si passeggia a Gradella, ci si imbatte in un allevamento di daini, passione dell’ultima contessa Maggi, Camilla, che portò qui questi animali: si sono adattati benissimo al nuovo ambiente e vivono tranquillamente tra i bovini e gli equini del paese, accogliendo con i loro sguardi i visitatori che loro si avvicinano.

Nel corso del nostro viaggetto in Lombardia abbiamo avuto l’opportunità di ripassare un po’ la geografia che ai nostri tempi era tenuta in maggior considerazione rispetto ad oggi. Vi ricordate gli affluenti del Po? Noi ne abbiamo visti tre: Ticino, Adda e Oglio.

Soncino

Soncino l'esterno delle muraArriviamo al borgo fortificato di Soncino dalle massicce mura in cotto, rinforzate da torrioni circolari e circondato da un fossato in parte ancora colmo d’acqua.

Soncino Rocca SforzescaLa rocca sforzesca si impone allo sguardo dei visitatori come un complesso difensivo di indubbia importanza, anche se a metà del secolo XVI° iniziò il suo lento declino: lo sviluppo delle tecnologie per uccidere fece sì che perse la sua importanza militare. Il toponimo di questo borgo, inserito tra i più belli d’Italia, pare un derivato aggettivale, col suffisso “inus”, dal fitonimo latino sonchus “cicerbita”, specie d’insalata.

L’attesa è stata un po’ inferiore alle nostre aspettative, tuttavia all’interno delle sue numerose chiese ci sono pregevoli opere d’arte.

Soncino Casa degli Stampatori ebreiMolto interessante è la Casa degli Stampatori Ebrei in stile gotico che viene considerata la sede della stamperia della famiglia ebraica dei “Soncino”; da qui uscirono preziosi incunaboli tra cui, nel 1488, la prima Bibbia ebraica completa. Questa cittadina è considerata una tra le poche sedi di stamperie in Italia ed in Europa.

I “Soncino”, dopo la loro cacciata dalla città, migrarono verso sud fino a raggiungere Costantinopoli, mantenendo nelle loro opere editoriali il nome di Soncino in omaggio alla città che li aveva ospitati dopo la cacciata dalla Germania. Restano comunque preziose testimonianze le stampe del 1494 di una seconda edizione della Bibbia in formato tascabile, che venne usata da Martin Lutero per tradurre l’Antico Testamento dall’ebraico al tedesco e quella delle Opere Volgari del Petrarca nel 1503.

Tra i vari palazzi e chiese che ornano questo borgo, vi segnaliamo la Pieve di S Maria Assunta, sorta nel V° secolo, che dopo vari rimaneggiamenti (da segnalare in particolare quelli architettonici derivanti dal concilio tridentino) fu seriamente danneggiata da un terremoto nel 1802.

Soncino Cupola ottagonale di S. Maria AssuntaRestaurata, fu anche notevolmente ampliata, conservando della vecchia struttura navate, cappelle meridionali e campanile, mentre il muro settentrionale venne rettificato e la facciata riportata al suo presunto aspetto medioevale; la parte absidale fu demolita per realizzarvi un tamburo ottagonale su cui s’imposta la cupola; l’interno è in stile neogotico policromo.

Sulla sinistra troviamo S. Rosalia. Come mai la protettrice di Palermo si trova a Soncino? Dobbiamo tornare ancora una volta alla peste del 1630: infatti l’allora  capitano della rocca, don Antonio Ventimiglia di origine siciliana, chiese al soresinese Gian Giacomo Pasini di dipingere la “santuzza” per impetrare la cessazione del flagello.

Prima di congedarci per l’ultima tappa del viaggio, vi segnaliamo una curiosità: non cercate casa a Soncino, se non … leggetelo sul cartelloCartello "Affittasi"

Marina e Luciano

2 Commenti a “Fuori dai luoghi comuni…Prelibatezze alla Crema”

  1. Margherita Bigano scrive:

    BRAVI !!!
    Continuano i miei complimenti per il Vostro raccontare fatto di dettagli e perfezione i luoghi della nostra bella Italia , senza tralasciare foto di angoli nascosti e suggestivi.

  2. liviaoddone scrive:

    Siete veramente bravi, ci fate ripassare storia e geografia in modo piacevole.

    Direi che Marina potrebbe benissimo prendere residenza a Soncino : rientra nella categoria!

    Complimenti anche per le fotografie.

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