La Marca Anconetana
Uno scrigno di bellezze si estende dalla costa Adriatica ai rilievi Appenninici con una variegata offerta di beni culturali, attrazioni e risorse turistiche: stiamo parlando della Marca Anconetana. La vacanza si apre a infinite destinazioni: il mare, la cultura, la natura, la spiritualità, il gusto.
Ancona
La fondarono i greci siracusani nel 387 a.C.; il promontorio su cui sorge ha forma di gomito piegato e per questo la chiamarono Ancon, gomito. Proprio per questa caratteristica che la contraddistingue, Ancona è l’unica città italiana da cui si possano godere le suggestioni sia dell’alba sia del tramonto.
La storia di Ancona ha proprio inizio dal suo porto che diventa, nel corso degli anni, protagonista di scambi tra Oriente e Occidente, tanto da guadagnarsi l’appellativo di porta d’Oriente: un crocevia di genti e culture, e di questo passaggio ne è rimasto ancor oggi un segno tangibile.
Dalla cittadella sul colle Astagno e dai suoi possenti bastioni si ammira, come disse il padre dello scrittore Goethe, una delle vedute più belle del mondo non solo sulla città ma anche sui suoi dintorni.
Altro pregevole luogo è il Passetto: vista dal mare, la monumentale doppia gradinata che scende fino alla spiaggia ha l’aspetto di un’aquila con le ali spiegate; la spiaggia del Passetto si estende per quasi un chilometro in un’area rocciosa, suggestiva e “selvaggia”, caratterizzata dalla roccia bianca della scogliera e da un’atmosfera veramente tipica.
L’Arco di Traiano, una delle testimonianze monumentali più preziose delle Marche romane, ci introduce alla città più antica. Elegantissimo, in marmo turco (proveniente dalle cave dell’isola di Marmara) fu costruito in onore dell’imperatore che aveva ampliato, a proprie spese, il porto della città. Da qui lo stesso Traiano partì per la vittoriosa guerra contro i Daci, episodio riportato sui bassorilievi della colonna omonima a Roma. Il recente restauro ha ridato lo slancio e l’eleganza di un tempo a quest’opera che conserva un’aura di freschezza e un’anima che sembra non invecchiare mai.
Il Duomo
Salendo verso il colle Guasco, si incontra la Cattedrale di San Ciriaco, chiesa medievale unica in Italia per il suo stile che fonde arte romanica, gotica e bizantina. Sorta sulla sommità dell’antica acropoli greca continua dall’alto a vegliare sul mare.
Gli scavi eseguiti nel 1848 accertarono che sin dal III secolo a.C. esisteva un tempio dorico probabilmente dedicato ad Afrodite; infatti, dopo l’avvento del cristianesimo, i templi dedicati alle divinità pagane vennero trasformati per il nuovo culto. Sulle strutture del vecchio tempio fu edificata la basilica paleocristiana a tre navate con l’ingresso verso sud-est (dove attualmente è la cappella del Crocefisso) e dedicata a San Lorenzo. Ne rimangono tracce nel pavimento in mosaico e nelle mura perimetrali.
Tra l’anno Mille e il XIII° secolo, vengono eseguiti importanti lavori di ampliamento e ristrutturazione, trasformando la pianta iniziale della chiesa in croce greca, e rivolgendo l’ingresso verso il porto. Nel 1017 la popolazione trasferì all’interno della basilica i corpi di San Marcellino e di San Ciriaco. Tra il XIII e il XIV secolo la basilica è dedicata a San Ciriaco patrono di Ancona, martire e, secondo la tradizione, vescovo della città.
Vari avvenimenti, nel corso degli anni, determinarono diversi interventi sulla basilica stessa. Già nel 1883 vi fu un primo restauro, successivamente fu bombardata dalla flotta austro-ungarica durante la Ia guerra mondiale e solo nel 1920 si tentò di riparare ai gravi danni patiti. Durante la seconda guerra mondiale subì pure i bombardamenti aerei degli anglo-americani che distrussero il transetto destro, la sottostante Cripta delle lacrime e i tesori artistici qui custoditi. Il transetto fu ricostruito con il recupero delle parti originali e nel 1951 il duomo venne nuovamente riaperto al culto.
Le traversie di questa chiesa non finiscono qui perché il terremoto del 1972 provocò nuovamente danni all’edificio che, dopo lavori di restauro e consolidamento, fu riaperto nel 1977.
Ancona, già centocinquant’anni in anticipo su Washington, si era dotata del suo “pentagono”: la Mole Vanvitelliana, che fa parte delle geniali opere portuali di Luigi Vanvitelli: il Lazzaretto, costruito su un’isola artificiale realizzata all’interno del porto dallo stesso artista e il molo nuovo il cui accesso, l’Arco Clementino, ancor oggi porta una nota di eleganza e di arte in mezzo alle gru e alle navi mercantili.
La Mole Vanvitelliana all’inizio era infatti destinata a lazzaretto per la quarantena di merci e persone che arrivavano in porto dall’Oriente. Oggi rappresenta, non solamente per la città ma anche per tutta la regione, un’importante punto di riferimento per le attività culturali e didattiche.
Per chi arrivasse dal mare il colpo d’occhio è davvero suggestivo: lo sguardo abbraccia tre simboli della città di diverse epoche della storia: l’arco vanvitelliano dell’Evo Moderno, il Duomo del Medioevo, e infine l’Arco di Traiano dell’Evo Antico.
Piazza del Plebiscito
Se cercate questa piazza chiedete di piazza “del Papa”, per via dell’imponente statua di Clemente XII, che vigila e accoglie, in quello che a pieno titolo può essere considerato il “salotto cittadino”, una bellissima piazza accogliente e ricca di storia.
Sulla Piazza si affacciano la Chiesa di San Domenico, la già ricordata statua di Clemente XII, segno di riconoscenza della città al Pontefice che aveva concesso il porto franco, il Palazzo Mengoni Ferretti, il Museo della Città, la Torre Civica, il Palazzo del Governo, l’Atelier dell’Arco Amoroso, le fontane del secolo XV e XIX.
La Chiesa di San Domenico fu eretta nella seconda metà del ‘700; all’interno avremmo potuto ammirare una Crocifissione del Tiziano e una Annunciazione del Guercino, se fosse stata aperta. Di fronte al monumento a Clemente XII, si trova la fontana emiciclica decorata nella fascia superiore da effigi, che la leggenda attribuisce a teste di decapitati. Il Palazzo Mengoni Ferretti, iniziato nel ‘500, è sede della Biblioteca Comunale e racchiude un tratto di mura duecentesche.
Piazza Roma.
Questa piazza rappresenta un tradizionale luogo di incontro ed è lì che troviamo la fontana dei quattro cavalli. Ci spostiamo nelle immediate vicinanze per andare a vedere un’altra fontana detta delle tredici cannelle legata ad una leggenda che vuole che prima di partire si beva la sua acqua allo scopo di assicurarsi un buon ritorno.
Teatro delle Muse.
L’inizio della costruzione risale al 1827, di questa però ha conservato soltanto la struttura esterna e la neoclassica facciata a colonne ioniche. Infatti, durante la seconda guerra mondiale, il tetto fu parzialmente danneggiato da uno spezzone incendiario d’aereo e, in quella occasione, gli amministratori avviarono un progetto di demolizione e ricostruzione degli interni in stile moderno che fece molto discutere.
Risalendo verso il centro dalla via Vanvitelli, troviamo tre palazzi nei quali in epoche successive ebbe sede il governo del libero comune: il romanico Palazzo del Senato, il gotico Palazzo degli Anziani, quasi un grattacielo medievale, con la facciata principale rifatta nel Seicento e l’imponente prospetto verso il porto ancora originario, il rinascimentale Palazzo del Governo, affiancato dalla Torre civica.
Le note storiche, tuttavia non suffragate da prove, riferirebbero che il secondo fu costruito da Galla Placidia nel 425 d.C. e in seguito demolito dai Saraceni nel 839. L’edificio attuale venne eretto nel 1270 in stile romanico-gotico e successivamente trasformato. Costruito in un terreno scosceso, si presenta alquanto particolare nella sua forma architettonica. Era la sede storica delle Magistrature cittadine sin dall’Alto Medioevo e a partire dal XI secolo, con la nascita della Repubblica di Ancona, divenne il luogo dove si riuniva il Consiglio degli Anziani, da cui prende il nome.
Si compone principalmente di due fronti, uno occidentale, verso il mare, e l’altro orientale, verso la piazza antistante. Il fronte mare, alto ben sette piani, presenta il basamento ad arconi ogivali in pietra bianca del Conero. Il resto della struttura è in laterizi con finestre romaniche ad archetti incrociati. Il fronte piazza, alto appena due piani, conserva dei reperti architettonici originali ancora visibili, come il doppio ordine di logge ogivali in pietra del Conero, oggi murate; e la serie di pannelli scultorei con “Scene Bibliche”, di cui solo due superstiti.
Nel corso dei secoli, a seguito degli eventi più diversi, fu variamente danneggiato e più volte ricostruito; tuttavia siamo rimasti molto meravigliati che un “grattacielo del medioevo” sia in condizioni di così elevato degrado.
Dall’arte alla natura.
A pochi chilometri dal capoluogo marchigiano si trova il Parco Regionale Naturale del Conero che comprende un tratto di costa e un’ampia fascia collinare. Per chi ama alternare le giornate dedicate al completo relax, offerto dalla spiaggia, c’è l’opportunità, a piedi, in bici, a cavallo di andare alla scoperta di angoli immersi nel verde. Un’ottima soluzione, dopo una piacevole camminata in mezzo al bosco, è di rituffarsi nei paesini che sorgono nel territorio.
Sirolo
A 125 m. a picco sul mare, alle falde del Monte Conero si erge l’antico borgo fortificato di Sirolo che, oltre alle attrattive offerte dalle chiese, dai palazzi nobiliari, dall’arco medievale e dal “torrione”, unico fortilizio superstite a difesa delle mura, gode di un panorama mozzafiato. Basta percorrere il suggestivo viale di lecci che costeggia la piazza fino alla “Punta” e, in compagnia del pescatore che, immobile dal suo piedistallo, scruta le condizioni del mare, potrete spaziare con lo sguardo su tutta la riviera. A Sirolo una cosa da non perdere sono i “Vigoli” l’originario assetto viario medievale, in pieno centro, dove si possono ammirare case molto graziose con porticine e piccole finestre abbellite da fiori dai colori variopinti.
Proprio in una di queste viuzze ci siamo imbattuti in un micio di 11 anni che pesava ben 11 kg (praticamente è cresciuto aumentando di 1 kg ogni anno). Dopo averlo fotografato e accarezzato (neanche tanto), ha fatto capire alla proprietaria di voler rientrare in casa. In pratica, la signora ci ha spiegato che, per tutta l’estate il suo gatto era stato oggetto di coccole da parte di tutti i turisti che erano passati da lì. Probabilmente, dopo mesi e mesi di attenzioni, ora l’unica cosa che desiderava era di poter dormire e sognare, ovvero di dedicarsi a quella che sappiamo essere l’attività preferita da tutti i felini.
Sirolo vanta, durante la stagione estiva, un cartellone teatrale molto interessante ed ha dedicato una sua piazza alla memoria del regista teatrale e d’opera Franco Enriquez, scomparso ad Ancona nel 1980, a soli 52 anni. Fu il compagno e il grande amore di Valeria Moriconi, attrice di cinema e teatro che era nata a Jesi. L’attrice, dopo la morte di Enriquez si legò ad un giornalista trascorrendo con lui molti anni sereni e lunghe estati nella sua casa al mare di questo grazioso borgo.
Numana
A Numana alta si arriva salendo “la Costarella”, una scalinata che conta ben 151 gradini, ingentilita da piante e fiori. Ci siamo regalati una sosta per prendere po’ di fiato e, scambiando quattro chiacchiere con i nativi, siamo venuti a conoscenza che, ad adornare queste abitazioni ci pensa il Comune che ogni anno provvede ad acquistare e a sistemare il tutto di tasca propria. Confesso che siamo rimasti meravigliati, non siamo abituati a sentire cose di questo genere.
Un piccolo, verde arredo urbano sulla soglia di casa completamente gratuito con l’impegno, più piacevole che oneroso, da parte degli abitanti di aggiungere l’acqua nei vasi quando occorre. Questa iniziativa merita un plauso al Sindaco e a tutta la Giunta.
In cima la nostra fatica viene ricompensata dalla piazza dove sorge il bel Palazzo Comunale che fu edificato nel 1773 come residenza estiva dei vescovi di Ancona, poi acquistato dallo Stato nel 1911. Dopo essere stato utilizzato come opificio industriale per la lavorazione di fisarmoniche, nel 1983 diviene nuovamente sede municipale.
Ci spostiamo per andare ad ammirare la fontana costruita con vecchie pietre rinvenute prima del 1663 che fu voluta dai cittadini per dissetare i pellegrini di passaggio. Le sue cinque bocche prendono acqua da un vecchio cunicolo di epoca romana. Situato nella zona panoramica del paesino troviamo la “Torre” che si presenta come un arco avendo perso perso la sua fisionomia originale. E’ considerato quel che rimane della Torre dell’antica parrocchia di San Giovanni ed è molto importante in quanto unico resto medievale della città.
Vale la pena, prima di chiudere il resoconto di questa nostra breve vacanza, di parlare delle varie spiagge che il turista ha a propria disposizione. Grazie alla falesia calcarea del Monte Conero (572 metri sul livello del mare), qui fenomeni geologici di grande entità e l’azione erosiva del mare e del vento hanno modificato e modellato la costa, dando origine a calette, golfi e spiagge dai bianchi ciotoli. Ognuna di queste spiagge ha caratteristiche diverse, ciò che le accomuna è il mare blu cobalto; la più spettacolare, considerata fra le più belle d’Italia, è senz’altro la spiaggia delle Due Sorelle, così chiamata per i due grandi faraglioni posti nel mare e raggiungibile solo in barca.
Riteniamo di poter consigliare una vacanza in questo mare Adriatico dove la costa ha perso le sue caratteristiche di mare chiuso e dalle acque non proprio cristalline per dare il meglio di sé. Occorre tener conto che, esclusa ovviamente la Puglia, si deve partire da Trieste ed arrivare sino ad Ancona per potersi tuffare in acque così invitanti dove da anni sventola la Bandiera Blu Europea, un riconoscimento che viene assegnato ai Comuni che rispondono a specifici requisiti di natura sia turistica che ambientale.
Marina e Luciano