La città del vento (2 puntata)
La cattedrale di San Giusto merita un discorso a sé per il contesto molto interessante in cui è inserita.
Si tratta infatti di compiere un “viaggio” nel cuore di Tergeste, la Trieste Romana, che si estendeva tra le rive e il colle ora di San Giusto. Partiamo dal teatro romano che risale all’età augustea, con rifacimenti ai tempi di Nerone e ancora in epoca Flavio-Traianea, di cui si possono ammirare l’ambulacro, le gradinate e le basi dei pilastri. Il teatro aveva una capienza di circa 6.000 spettatori e all’epoca si affacciava sul mare.
Ora ci aspetta l’ardua salita verso la sommità del colle, la fatica viene però ampiamente ripagata dalla bella cattedrale nata nel XIV secolo dalla fusione di due basiliche preesistenti del IX e X secolo. La chiesa è adagiata su un’area di epoca romanica e la facciata è impreziosita da un rosone gotico in pietra bianca. All’interno, cinque navate ricche di opere d’arte mentre di notevole effetto sono i mosaici dell’abside e delle pareti.
Poco più in là, realizzato tra il 1471 e il 1630, il castello di San Giusto che fu il cuore della città antica. La sua costruzione iniziò alla fine del XV secolo, con pianta irregolare e una parte centrale voluta da Federico II nel 1471, mentre i bastioni risalgono ad epoche successive. Il castello non esercitò mai funzioni difensive: ebbe solo il ruolo di controllo della città.
Ridiscendiamo a valle per apprezzare uno degli edifici sacri più importanti di Trieste, la parrocchiale di Santa Maria Maggiore, detta dei Gesuiti, per ricordare la sua origine. La chiesa rappresenta per Trieste l’unico esempio in stile barocco; venne edificata per volontà della Compagnia di Gesù a partire dal 1627 e fu dedicata all’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.
Vi abbiamo accennato, all’inizio, ai bei palazzi di Trieste che non sono solo concentrati sulla Piazza Unità d’Italia ma li trovate disseminati in tutto il centro cittadino. Meritano una particolare attenzione, in piazza Vittorio Veneto, il Palazzo della Posta e quello delle Ferrovie, posti uno di fronte all’altro. Se chiudete gli occhi e riandate con la mente ai tempi di Maria Teresa d’Austria potreste anche credere, per un attimo, di trovarvi a Vienna o a Budapest. Il primo, in stile eclettico, risale al 1894, la sua facciata svela ancora tutti i fasti di quell’epoca e grazie ad una perfetta conservazione non dimostra i suoi anni.
Il suo dirimpettaio, costruito nel 1840 nello stesso stile, sarebbe altrettanto splendido: basterebbe solo sostituire le persiane deteriorate delle numerosissime finestre. Si prova un senso di amarezza il dover constatare, quando si alza lo sguardo, una così stridente differenza tra i due edifici. Ne va dell’armonia dell’intera piazza.
Ma ritorniamo, dopo quello di San Giusto, a parlare di castelli.
Il più conosciuto è senz’altro quello di Miramare, raro esempio di dimora nobile di metà Ottocento. Già al termine della strada costiera, arrivando da Venezia si resta abbagliati da quel bianco edificio adagiato su un promontorio che sembra voler entrare nel mare. Il maniero e il suo parco sorsero per volontà di Massimiliano d’Asburgo che giunse per la prima volta a Trieste nel 1850. Nel 1855, divenuto contrammiraglio della flotta austriaca, decise di stabilirsi in città. Per lui l’architetto Carl Junker progettò Miramare secondo precise linee indicate dal suo cliente che dovevano rispettare lo stile eclettico allora di moda.
Massimiliano e sua moglie, Carlotta del Belgio, entrarono nella nuova dimora nel 1860 ma nel 1864 erano già nuovamente in partenza per il Messico. A Massimiliano, infatti, era stata offerta la corona di imperatore di quel paese dilaniato da gravi contrasti interni. Là purtroppo finì i suoi giorni: fu fucilato a Queretaro nel 1867. Carlotta, rientrata in Europa, cominciò a dar segni di squilibrio mentale e, dopo essersi ritirata per un po’ di tempo nel castelletto all’interno del parco, tornò in Belgio dove morì nel 1927.
Gli interni del castello presentano stili molto diversificati che, se in parte rispecchiano le tendenze dell’epoca sono tuttavia, specie per quanto riguarda l’appartamento di Massimiliano un po’ troppo eccentrici. La sua stanza da letto ricorda la cabina di una nave e lo studio prende a modello il quadrato di poppa della fregata “Novara”. Decisamente più ordinari l’appartamento di Carlotta e alcune stanze al primo piano, ristrutturate negli anni trenta, per ospitare il duca Amedeo d’Aosta e la sua famiglia.
Tutti gli ambienti sono stati conservati, sino ad oggi, con i mobili originali e arredati prima secondo il gusto razionalista per poi passare allo stile neorinascimentale e neobarocco, tipici della moda del secondo Impero. Per ultime visitiamo le varie sale di rappresentanza, i salotti orientali, la sala dei Regnanti, delle udienze, la storica e infine la sala del trono, la più importante del maniero.
La giornata era stupenda e molto invitante per passeggiare in quello che credevamo fosse davvero una mescolanza di giardino botanico, giardino all’inglese e all’italiana, ricco di piante rare e esotiche, come riportava la nostra guida.
Il colpo d’occhio era innegabilmente bello ovunque si posasse lo sguardo ma, quando abbiamo imboccato il sentiero per addentrarci nel parco, la cui estensione copre ben 22 ettari, abbiamo provato una grande delusione. In luogo dei fiori esotici abbiamo visto solo erba secca ovunque e, salendo nella parte alta del bosco, abbiamo notato quanto la vegetazione fosse incolta e come tutt’intorno regnasse un senso di disordine e d’incuria.
Vi confessiamo che siamo rimasti molto meravigliati per questa situazione e prima di lasciare il castello abbiamo chiesto quale fosse il motivo di un tale degrado. La risposta è stata sconfortante: il castello, fino a qualche tempo prima era curato dalla Regione che aveva un particolare riguardo per la sua manutenzione; poi è passato sotto la “giurisdizione e la tutela” del Ministero dei beni culturali e, di conseguenza, ogni decisione adesso spetta a Roma: questo è il risultato. No comment!
Prima di chiudere ecco la curiosità che vi avevamo promesso. Dal 1926 al 1934 fu istituito un collegamento giornaliero da Torino a Trieste effettuato con un idrovolante che copriva la distanza fra le due città (575 Km) in 5 ore.
Vi aspettiamo per l’ultima puntata
Marina e Luciano